I tempi delle proteste rumorose, con le gavette battute contro le inferriate che richiamavano l’attenzione dei cittadini, sono tramontati. Oggi nel modernissimo, asettico e isolatissimo supercarcere As3 di Nuchis il “disappunto” dei 148 boss della Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra contro le decisioni dell’amministrazione penitenziaria – che intende portare da 150 a 204 posti letto la struttura appena inaugurata – lo stanno attuando facendo (e imponendolo all’intera popolazione carceraria) lo sciopero bianco della fame.
Ovvero rifiutandosi di ritirare, da ormai tre giorni, quanto passa loro il “convento”: abbondante colazione, pranzo e cena preparate, con tanto di variazione giornaliera del menù, nelle cucine del penitenziario gallurese da cuochi professionisti e detenuti. Tanto costoso ben di Dio, per evitare che vada a finire nel tritatutto dei rifiuti urbani, viene consegnato alla Caritas diocesana, che distribuisce il cibo nelle sue mense.
Ma il problema, sollevato e amplificato dalla “silenziosa” protesta che ha però varcato le triple e spesse soglie del supercarcere più protetto dell’isola, è esploso ieri, quando in Alta Gallura è arrivato l’ultimo “carico” di pezzi da Novanta, un gruppo di ergastolani la cui presenza potrebbe creare – per divergenze tra “famiglie” mafiose – qualche difficoltà nella gestione della sicurezza interna. Le organizzazioni sindacali – Ugl, Osap, Sappe, Sinappe, Cnpp e Fsl-Uil – hanno chiesto un incontro urgente con il provveditore regionale Gianfranco De Gesù al quale prospettare i rischi che si corono all’interno della struttura penitenziaria, che scarseggia di personale della polizia penitenziaria e manca, ancora, dell’indispensabile nucleo traduzioni.
A fronte di un organico (previsto e mai ratificato) di cento cinquanta tra agenti, sottufficiali e ispettori, un direttore a mezzadria con Nuoro, al momento attuale operano, nella struttura ad alta sicurezza di Nuchis, soltanto un centinaio di poliziotti “costretti a saltare turni di riposo, dimezzare i periodi di ferie e sottoposti a turni stressanti – dicono i rappresentanti sindacali – mentre la popolazione carceraria cresce”.
Nei tre blocchi di detenzione – tutti As3, alta sicurezza di livello tre – sono già stati stipati il fior fiore dei malavitosi italiani: capibastone, mammasantissima e “padrini” in odore di mafia che debbono scontare da un minimo di venti a trent’anni e passa di reclusione. Moltissimi detenuti sono cardiopatici e buona parte di essi devono essere sottoposti a costanti visite specialistiche nel vicino ospedale di Tempio, dove vengono accompagnati ad ore diverse e dopo riservatissimi appuntamenti (per motivi di sicurezza) con la struttura sanitaria.
Cosa accade oltre il muro di cinta del supercarcere è un segreto impenetrabile. Le uniche indiscrezioni parlano di un aumento del 25 per cento della popolazione carceraria, che ha portato a convivere tre detenuti per cella contro i due previsti dal protocollo iniziale, eccezion fatta per quei “personaggi” per i quali è obbligatorio l’isolamento o necessitano di adeguate strutture, perché affetti da problemi fisici. Nel carcere c’è un centro medico con 15 sanitari, un direttore di reparto, diversi infermieri professionali. A breve aprirà lo studio dentistico e una sezione geriatrica, indispensabile per i detenuti anziani. Con buona pace di chi voleva intraprendere iniziative culturali e teatrali all’interno del super protetto penitenziario gallurese.
08/06/2013