Vip: dalla bella vita alla galera. L’idea è precedente alla condanna di Fabrizio Corona, ma certo quello sembra un esempio tra i tanti possibili per parlare di “Jail, in attesa di giudizio”, il primo reality show che si svolge all’interno di un vero carcere. L’idea è di due autori tv, Nando Moscariello e Fabrizio Ormanni che con la società “Vivi la vita” hanno realizzato una puntata pilota del format atteso al Mip-formats di Cannes ad aprile nell’ambito del mercato internazionale della tv. Venti sono i concorrenti, 10 i vip da reclutare per partecipare all’esperimento mediatico: trascorrere 60 giorni dietro le sbarre condividendo giorno e notte con altrettante persone ai margini della società. In palio 200 mila euro. Obiettivo degli ideatori è “far convivere due mondi opposti in un contesto ostile come quello del carcere. Da un lato l’universo patinato dei personaggi famosi, persone sotto la luce dei riflettori e dall’altro quello degli emarginati. Il carcere diventerà così, per tutti, un’occasione per imparare a non essere più prigionieri di se stessi”. Il programma presenterà novità nel meccanismo di gioco: non ci saranno eliminazioni e ogni settimana ci sarà un migliore e un peggiore. I concorrenti saranno osservati e spiati 24 ore su 24 da un’entità invisibile rappresentata dal Direttore. Il reality metterà i concorrenti a dura prova e darà l’opportunità di trarre insegnamenti dalla vita del carcere attraverso ruoli impartiti e attività di laboratorio assegnate. I concorrenti impareranno mestieri come il sarto e il cuoco. Anche la vittoria finale sarà caratterizzata da un meccanismo originale e significativo dal punto di vista simbolico. Il premio finale sarà assegnato non a uno, ma a due vincitori: uno tra i vip e uno tra gli emarginati. Attenzione però: il personaggio famoso potrà fare tesoro soltanto dell’esperienza vissuta e devolverà la somma vinta ad una struttura carceraria. L’emarginato invece guadagnerà, oltre ad una nuova vita, il montepremi in palio. Il format sarà mostrato ai compratori internazionali. E in Italia? “Per ora puntiamo all’estero dove i reality estremi sono una realtà televisiva consolidata, ma certo non ci precludiamo la nostra tv”, spiegano gli autori.
Fonte ANSA