Prato – Colpisce l’agente penitenziario con la stampella

Giornata da incubo per il Reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Prato, dove si è consumata l’ennesima aggressione di un appartenente alla Polizia Penitenziaria da parte di un detenuto.
“E’ stata una giornata da incubo”, spiega Pasquale SALEMME, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Giovedì, un detenuto di origini italiane, appartenente al circuito detentivo di Alta Sicurezza, nel corso della mattinata aveva posto in essere un gesto di autolesionismo, mediante l’ingerimento di corpi estranei, per cui si era reso necessario l’invio urgente in luogo esterno

di cura. Nella serata, durante la fase di immissione della socialità a “celle chiuse”, regime con il quale viene data la possibilità ai detenuti di recarsi in altre camere detentive per la consumazione della cena, il soggetto a seguito di un diverbio cercava di colpire un altro compagno di detenzione, mediante l’uso di una stampella, concessa in uso per motivi sanitari. All’intervento del poliziotto di sorveglianza della sezione detentiva, il recluso, senza sentire ragioni, rivolgeva la sua ira contro questi, colpendolo inaspettatamente con la predetta stampella sulla mano e sul braccio. L’Agente, approfittando delle difficoltà di deambulazione del soggetto, riusciva a mettersi in sicurezza presso l’atrio del piano, ove azionava l’allarme generale. Il successivo intervento di alcune unità di Polizia Penitenziaria poneva termine all’azione dolosa del recluso, con il ripristino dell’ordine e della sicurezza nell’ambito della sezione. L’Assistente Capo coinvolto nell’evento, al quale questa O.S. esprime la propria solidarietà, è stato successivamente condotto presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Santo Stefano” di Prato, dove il personale sanitario operante a seguito degli espletati accertamenti, rilasciava prognosi di gg. 05 s.c. per i traumi riportati”. Donato Capece, segretario generale SAPPE, rivolge “solidarietà agli Agenti di Polizia Penitenziaria di Prati” ed esprime “solidarietà e apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati. E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie”. Dura la critica del SAPPE ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria: “In tutto questo contesto, il Capo dell’Amministrazione penitenziaria Consolo si preoccupa di cambiare taluni vocaboli ad uso interno nelle carceri e non a mettere in campo adeguate strategie per fronteggiare questi gravi eventi. La preoccupazione del DAP è che non si debba più dire cella ma camera di pernottamento, la domandina lascia il posto al modulo di richiesta, lo spesino diventa addetto alla spesa dei detenuti, non ci sarà più il detenuto lavorante ma quello lavoratore e così via”, conclude. “Questo aiuta a capire quali evidentemente siano le priorità per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane e toscane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP. Che ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella e che ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Non, insomma, soluzioni concrete alle aggressioni, risse, rivolte e incendi che sono all’ordine del giorno e frequentissime anche nel carcere di Prato, visto anche il costante aumento dei detenuti in carcere, o all’endemica carenza di 7.000 unità nei ruoli della Polizia Penitenziaria. No. La priorità, per il Capo DAP, è la ridenominazione delle parole in uso nelle carceri…”.

Fonte: Sappe – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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