Incredibile e violenta rivolta, a Bollate, di un gruppo di detenuti contro gli agenti di polizia penitenziaria che stavano per dare corso ad una perquisizione ordinaria nelle celle.
Sabato 18 marzo, i poliziotti si sono visti affrontati dai detenuti che li minacciavano con mazze di legno e sgabelli, completamente fuori controllo. La situazione è poi tornata nella normalità, ma il Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria), nel riferire l’episodio, ricorda che pochi giorni prima un gruppo di detenuti aveva scatenato una rissa all’interno del carcere, a colpi di mazze di ferro. Bilancio, due in ospedale e tre in infermieria.
«La situazione è pericolosa», denuncia Alfonso Greco, segretario lombardo del Sappe: «Non si riesce a comprendere il perché si verifichino tali episodi così frequentemente presso questo carcere, pioniere del tanto decantato “Progetto Bollate”, e nel quale dovrebbe fare ingresso solo utenza selezionata. Piuttosto esso si è trasformato in un Istituto nel quale gli agenti quotidianamente rischiano la loro incolumità e si trovano costretti a gestire detenuti che proferiscono parole del tipo “qui comandiamo noi”». E Donato Capece, segretario nazionale del Sappe, parla di situazione allarmante nelle carceri: «Ogni nove giorni un detenuto si toglie la vita in cella, ogni giorno ci sono in media 23 atti di autolesionismo e tre tentati suicidi sventati dagli agenti. Aggressioni, risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno».