GRADISCA D’ISONZO. Ancora tensioni al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Che, dopo i tumulti di mercoledì scorso, ha vissuto nella tarda serata di venerdì ulteriori episodi di intolleranza da parte di un gruppo di ospiti, che hanno dato fuoco a materassi e suppellettili, rendendo inagibili le ultime tre stanze ancora utilizzabili. Per arginare le proteste dei clandestini, che hanno intanto proclamato lo sciopero della fame per contestare le condizioni di detenzione all’interno del centro, la Prefettura ha disposto che gli operatori della struttura e gli agenti della Questura vengano affiancati da personale del Comando provinciale dei Carabinieri di Gorizia, in attesa di ulteriori rinforzi che dovrebbero giungere dal Veneto non prima di domani.
La rivolta
Venerdì il centro ha vissuto l’ennesima serata ad alta tensione. Dopo la cena, un gruppo di immigrati – anche con l’obiettivo (non andato a segno) di tentare la fuga – ha dato fuoco alle ultime quattro camerate ancora agibili all’interno della struttura dopo i roghi di mercoledì notte, costringendo gli operatori ad ammassare gli ospiti negli spazi all’aperto. Due immigrati, rimasti intossicati, sono stati condotti per accertamenti al Pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone. Gli altri, dopo le operazioni di bonifica, sono stati accompagnati nelle camere meno danneggiate.
Per domare le fiamme sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Gorizia. Ieri, nel fare la conta dei danni, la Prefettura ha confermato che tutte le otto camerate a disposizione nell’area rossa (le zone blu e verde, già danneggiate nelle rivolte agostane, restano inservibili perché interessate dai lavori di ripristino) risultavano inagibili dopo l’ennesimo episodio di intolleranza. Nella notte tra mercoledì e giovedì tre clandestini avevano rotto i vetri e divelto le recinzioni, portandosi ancora una volta sul tetto della struttura di via Udine; un altro gruppo aveva dato alle fiamme alcuni materassi, rendendo inservibili quattro stanze.
Alloggi temporanei
Dopo l’ennesima azione di protesta, gli addetti incaricati dalla Prefettura hanno immediatamente avviato le opere per tentare di recuperare almeno una parte degli spazi, per consentire ai 66 immigrati attualmente detenuti nel centro di riposare in condizioni quantomeno decenti: gli immigrati sono al momento ospitati in alloggi temporanei sempre all’interno del perimetro dell’ex caserma Polonio. I motivi dell’ennesima rivolta sono gli stessi che hanno scatenato le precedenti sommosse.
Gli immigrati protestano per le condizioni di permanenza all’interno del Cie gradiscano, per le supposte precarie condizioni igienico-sanitarie e per l’asprezza delle leggi italiane in materia di immigrazione clandestina. Non solo. «La ragione del tentativo di fuga è sostanzialmente da attribuirsi alla volontà da parte degli stranieri di sottrarsi agli ineludibili provvedimenti di rimpatrio verso i rispettivi Paesi di origine», ha fatto sapere ieri pomeriggio la Questura, attraverso una nota, confermando che sono in corso indagini per risalire all’identità degli autori dei danneggiamenti.
I rinforzi
Dopo i reiterati episodi di protesta, anche violenta, andati in scena tra luglio e agosto, dunque, il Cie di Gradisca torna a preoccupare. Tanto che è stato disposto un rafforzamento della vigilanza all’interno del Centro, con gli operatori civili e gli agenti della Questura che sono da un paio di giorni affiancati dai Carabinieri del Comando provinciale di Gorizia. Non solo: da domani dovrebbero arrivare gli agenti del Reparto Mobile di Padova, impegnati in queste ore nei servizi di vigilanza negli stadi in cui si disputano le gare dei campionati professionistici.