Un detenuto del carcere di S.Daniele a Lanusei, ha tentato di impiccarsi nella sua cella ed e’ stato salvato in extremis dagli agenti della polizia penitenziaria. L’uomo, in forte stato di agitazione, si trova ora ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale cittadino e le sue condizioni per ora non sembrano destare particolare preoccupazione da parte dei medici. L’episodio in questione riguarda Mattia Deligia, (detenuto nel carcere nuorese da circa una settimana), dopo il suo trasferimento coatto da Buoncammino, avvenuto (lo ricordiamo), dopo la clamorosa protesta di martedì inscenata dalle celle dell’istituto penitenziario cagliaritano. Deligia, a seguito di una condanna per tentato furto, ha cercato di impiccarsi nella sua cella in circostanze ancora da chiarire, fatto sta che solo grazie al tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria è stato impedito che l’uomo portasse a compimento il suo intento.
IL DRAMMA. L’ennesimo episodio di suicidio, o come in questo caso, di tentato suicidio, non può non far riflettere sulla drammatica situazioni delle carceri isolane. A lanciare il grido di disperazione, è la moglie di Mattia Deligia, Claudia Pisano, disoccupata, con 4 figli a carico, residente in Via La Somme a Cagliari, impossibilitata a spostarsi a Lanusei per far visita al compagno: «Non ce la fa più a stare rinchiuso li dentro, lontano da me e dai suoi figli – dice in lacrime Claudia – non so più cosa fare, so soltanto che è stato mandato a Lanusei, forse perché era scomodo, ha urlato dalla cella di Cagliari tutto quello che succede dentro il carcere, le condizioni disumane, gli avevano promesso alcune misure restrittive più leggere ed invece nulla. E’ vero che deve scontare la sua pena per tentato furto, (ancora quattro mesi – n.d.r), ma se è vero che il carcere deve insegnare qualcosa, non possono essere trattati come bestie li dentro».
L’AVVOCATO. Della complicata vicenda, si sta occupando personalmente il legale cagliaritano, Annamaria Busia, da anni in lotta sul fronte delle questioni legate alle condizioni disumane vissute dai detenuti all’interno degli istituti penitenziari. Sovraffollamento, vicende legate a drammi sociali, reinserimento, sono soltanto alcuni temi allarmanti seguiti dalla Busia e al centro di clamorose proteste, come quella avvenuta la settimana scorsa a Buoncammino, dove i detenuti dalle celle, bruciarono gli striscioni che inneggiavano il le grida di dolore e il disagio tra i reclusi. Non è escluso da parte dell’avvocato Annamaria Busia, una possibile richiesta al Tribunale di Cagliari, per riavvicinare il detenuto Mattia Deligia nel cagliaritano, più precisamente ad Iglesias, mentre per ora il giovane rimane sotto stretta osservazione dei medici e degli stessi agenti per impedirgli che possa commettere altri gesti estremi come quello di oggi.
La notizia è stata confermata anche da Maria Grazia Caligaris dell’associazione Sdr che afferma: “Il detenuto si trova ricoverato nel reparto Medicina Generale dell’ospedale di Lanusei, sta meglio e sarà assistito anche in Psichiatria. Si tratta dell’ennesimo caso che dimostra quanto le carceri sarde siano inadeguate”.