MODENA. Tra i cinque nomadi agli arresti per furto di rame c’è anche Senad Seferovic, uno dei due fratelli di origine balcanica ma cresciuti a Sassuolo al centro del clamoroso caso sul Cie dello scorso anno. I due fratelli Seferovic erano infatti trattenuti al Cie in attesa di espulsione ma con un insolubile inghippo legale: i due erano privi di documenti in quanto non erano mai stati naturalizzati nel loro Stato di origine, la Bosnia Erzegovina, mentre erano rimasti in Italia come figli di immigrati regolari (il padre era ambulante) fino a quando i familiari, causa disoccupazione, avevano perso il lavoro e quindi permesso di soggiorno, diventando così inesistenti per lo Stato Italiano; verso dove dovevano dunque essere espulsi?
Il loro caso, seguito dall’avvocato modenese Luca Lugari, aveva diviso il mondo politico modenese: da un lato la rete Primo marzo, attiva contro il Cie e per i diritti degli “ospiti, che chiedeva di lasciarli andare; dall’altro, il senatore Pdl Carlo Giovanardi che aveva sottolineato le condanne a carico dei fratelli e chiedeva l’espulsione, mettendosi dalla parte della Questura. Alla fine, i due fratelli vennero lasciati andare dal Cie dopo che il giudice di pace di Modena aveva riconosciuto la nullità del provvedimento della Questura proprio per l’assenza di appartenenza nazionale e per la loro mancanza di documenti; inoltre avendo vissuto in Italia li riconosceva come “di fatto” italiani: per questo non potevano stare nel Cie.
Ora Senad è in carcere a Sant’Anna come membro della banda dei cinque nomadi che sono stati sorpresi dai carabinieri con il carico di rame del valore di 40mila euro trafugato da un camion ad Anzola (Bologna). Il 25enne e i complici sono stati arrestati a Fiorano con il carico rubato. Sicuramente, uno smacco per chi aveva creduto nella sua buona fede. Ieri è comparso gli la banda davanti al giudice che ha convalidato l’arresto per furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale (Senad ha cercato di resistere alla cattura).