Qualcuno suggerisce di rottamarli, a costo di spenderci altri soldi. Ai patiti di modelli particolari non dispiacerebbe vederli esposti in un museo storico ferroviario. Altri chiedono di spostarli alla scuola della polizia penitenziaria di Roma, dove già c’è l’auto del corpo rimasta coinvolta nella strage di Capaci. Il risultato non cambierebbe. Sarebbero tutti palliativi, tentativi inutili di scrostare via la ruggine e il danno. Un’altra storia all’italiana. L’ennesimo spreco.
Da otto anni al Deposito locomotive in via del Lazzaretto sono fermi, e vanno in malora, cinque treni speciali acquistati nel 1996 dal ministero di Giustizia per trasferire i detenuti da una città all’altra. Si tratta di «automotrici Aln Dap 663» — la seconda sigla sta per Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria — allestite ad hoc da Fiat Ferroviaria e alimentate a gasolio per poter viaggiare in sicurezza e senza dipendere dalla rete elettrica ferroviaria. Dotate di corazzature, e di vetri antiproiettile e antischeggia, secondo gli esperti sarebbero difficilmente riconvertibili e nell’immediato non si possono adibire a scopi diversi, se non quelli museali.
Per l’uso originario non servono più. Le “periodiche”, cioè le traduzioni di carcerati fatte in treno lungo itinerari prestabiliti e in giorni prefissati, non esistono più da tempo, abolite. Dagli anni Duemila si impiegano furgoni blindati sempre più vetusti e sempre meno affidabili, aerei e ambulanze. E le cinque “663”, ufficialmente in pensione dal 2005, sono diventate buone da buttare.
Le Fs, la sola nota che sembrerebbe positiva, pare non facciano pagare la sosta al Dap o al ministero di Giustizia. Ma si ritrovano con un porzione di binari ingombra di materiale rotabile di nessun interesse aziendale. Che dire? Che aspettarsi, in attesa di risposte dal Dipartimento? «La storia purtroppo si commenta da sé — sostiene Giovanni Battista Durante, segretario regionale del sindacato Sappe della polpenitenziaria —. Questi treni blindati sono un pessimo esempio di sprechi e scelte sbagliate, antieconomiche in partenza. Quando vennero acquistati, riteniamo a caro prezzo, si sapeva che sarebbe stato complicato usarli. La controprova? Sono rimasti in servizio pochissimi anni».