Nabil Hadjarab, arrestato nel 2001 alla frontiera tra Pakistan e Afghanistan, ha trentatré anni, dei quali gli ultimi undici trascorsi tra le strette mura della prigione americana di Guantanamo, nonostante, secondo il suo avvocato Cori Cride, non sia mai stato formalmente incolpato e in ogni caso risulti da ben sei anni discolpato dalla stessa amministrazione americana rispetto ai sospetti di terrorismo per i quali era stato imprigionato. La sua famiglia non lo ha abbandonato, ben lontana da Cuba, risiede in Francia ed è proprio dalla République che lo zio Ahmed, dopo ben sedici comunicazione inviate senza successo egli ultimi anni, ha lanciato l’ennesimo appello al riconoscimento dell’asilo politico, dopo aver promosso una petizione con una lettera indirizzata ad alcune alte autorità d’oltralpe (François Hollande, Presidente della Repubblica, Manuel Valls, Ministro dell’Interno, Laurent Fabius, Ministro degli Affari Esteri, Soria Blatmann, Consigliere tecnico alle relazioni con la società civile, François Zimeray, Ambasciatore per i Diritti dell’uomo).
Ma per lasciare Guantanamo Hadjarab deve prima trovare un paese pronto ad accoglierlo, e nato in Algeria rischia di essere rimpatriato in una nazione nella quale ha vissuto relativamente poco, abbandonato dalla madre dopo il divorzio e poi sballottato prima presso la nuova famiglia del padre e, dopo la morte prematura del genitore, presso innumerevoli altri nuclei, molti dei quali in Francia, dalla quale, non essendo riuscito ad acquisire la nazionalità, è passato in Inghilterra, dove per lunghi mesi si sono perse le sue tracce. Secondo un
documento rivelato da Wikileaks, è proprio oltremanica che avrebbe incontrato Abu Jafar Al-Jazairi, all’epoca principale coordinatore della logistica d’Al-Qaeda, che gli avrebbe finanziato un viaggio in Afghanistan con soggiorno a Jalalabad, prima di raggiungere il gruppo internazionale di 65 combattenti a Tora-Bora ed essere arrestato un mese dopo.Il problema è che tutte queste
informazioni sarebbero state estorte con la tortura e, secondo il legale Sylvain Cormier, Hadjarab nega totalmente il testo trascritto dal Dipartimento della Difesa USA. Restano ancora tre i criteri necessari per essere accolti oltralpe: la non-pericolosità, la volontà di stabilirsi nel paese e dei legami forti con lo stesso, condizioni che, secondo l’avvocato Cride, Nabil riempirebbe appieno. Resta da vedere se la Francia è dello stesso avviso e se Hadjarab avrà la stessa sorte di due ex-detenuti di Guantanamo accolti nel 2009.
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