Roma, 5 mar – «Nel 2012 la polizia penitenziaria ha effettuato 176.836 servizi di traduzione per un totale di 358.304 detenuti tradotti per un costo complessivo che si può prefigurare tra i 40/45 milioni di euro».
Lo dichiara Eugenio SARNO, Segretario Generale della UILPA Penitenziari, che illustra nel dettaglio l’enorme movimentazione di detenuti.
«I detenuti tradotti per motivi di giustizia sono stati 214.980, quelli tradotti per motivi sanitari 82.422, per assegnazione di sede 56.307, per permessi con scorta 4.595. Le traduzioni effettuate in ambito extraregionale sono state 22.309, in ambito regionale 57.024, in ambito locale 97.773. Le traduzioni con autoveicoli 169.308 , quelle per via aerea 4166, per via mare 444, pedonali 2919. I detenuti tradotti classificati comuni o a media sicurezza – prosegue SARNO – sono stati 272.839, quelli classificati ad Alta Sicurezza 76.644, i detenuti tradotti e sottoposti al 41-bis sono stati 1.293, i collaboratori di giustizia o loro familiari 3.647, gli internati 3.876».
Dalla comparazione dei dati emergono aspetti particolarmente inquietanti, sia in relazione alla sicurezza che in relazione ai costi di gestione.
«A regolamento vigente quei circa 360mila detenuti tradotti avrebbero dovuto prevedere un impiego di non meno di 800mila unità di polizia penitenziaria (almeno 2 unità per i comuni, almeno 3 per gli Alta Sicurezza, almeno 4 per i 41-bis) con una media di 2,2 unità per ogni detenuto tradotto. Invece le unità di polizia penitenziaria impiegate in servizi di scorta sono state 554.354 con una media di 1,5 unità di polizia penitenziaria per detenuto tradotto. Va segnalato, però, che tale media (già penalizzante) si riduce notevolmente in alcune realtà territoriali. In Campania (terra di camorra) la media risulta essere di 1,2 unità per detenuto; Nel Lazio 1,3 ; In Calabria (terra di ndrangheta) 1,4. Tra l’altro ci pare poter affermare – sottolinea il Segretario Generale della UILPA Penitenziari – che una adeguata politica di investimenti e di gestione potrebbe abbattere considerevolmente i costi, a partire da un piano carceri che consegua l’obiettivo di abbattere le traduzioni a lungo percorso. Per questo non possiamo non ribadire il nostro convincimento che occorrerebbe prevedere la costruzione di nuove carceri nelle macro-aree di Milano, Napoli, Roma e Palermo. Purtroppo del piano carceri abbiamo perso ogni traccia, anche perché inopinatamente assegnato ad un Commissario Straordinario esterno all’Amministrazione Penitenziaria. Considerato che circa il 60% delle traduzioni viene effettuato per motivi di giustizia sarebbe opportuno prevedere l’implementazione dei servizi di video-conferenza. Servizi, oggi, previsti solo per i 41-bis ( ma non sempre funzionali ed attivi)».
«Analogamente – sottolinea Eugenio SARNO – una qualche considerazione va svolta sull’esorbitante numero di detenuti tradotti per motivi sanitari. Se è vero, come è vero, che circa 71mila detenuti sono stati movimentati per visite ambulatoriali e che in moltissime realtà penitenziarie gli ambulatori (pur attrezzati) sono stati chiusi, forse sarebbe il caso di rivedere tali decisioni ed affermare un modello per cui è lo specialista a recarsi in carcere e non il detenuto ( con conseguente movimento di uomini e mezzi ) a recarsi in strutture esterne replicanti i laboratori già presenti in istituto. In questo quadro desolante ed allarmante è doveroso informare che circa l’85% degli automezzi della Polizia Penitenziaria destinati alle traduzioni è da considerarsi illegale perché privo dei collaudi di affidabilità o perché quei collaudi non sono stati superati. Nonostante ciò i baschi blu continuano ad assicurare, a loro rischio e pericolo, i servizi per garantire il diritto alla difesa ed alla salute dei detenuti. Per questo condividiamo il giudizio del Ministro Severino, che più volte ha definito eroi le donne e gli uomini della polizia penitenziaria. Ma agli eroi, prima o poi – chiosa polemicamente SARNO – devono anche essere assicurati mezzi, strumenti e diritti».