LECCE – Nel carcere leccese di Borgo San Nicola, secondo l’Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria (Osapp), «aumenta il numero di punterioli e lame rinvenuti nelle celle». In quantità più abbondante rispetto agli anni passati, verrebbero scovati dietro le sbarre dal personale di sorveglianza durante le ispezioni e ciò, a sentire il sindacato dei baschi blu, sarebbe diretta conseguenza del sovraffollamento e delle tensioni che il fenomeno creerebbe tra i detenuti. Aumenterebbero i rischi di aggressioni tra detenuti ma anche nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria.
IL SOVRAFFOLLAMENTO – Nella casa circondariale salentina sono rinchiuse circa 1250 persone, ma la capienza massima della struttura è di 700 posti. Va da sé che a risentirne, come spesso è stato evidenziato da più parti, sono le condizioni di vita dei carcerati. «A Borgo San Nicola, da giugno a dicembre 2012, durante quattro-cinque controlli, abbiamo trovato diversi oggetti contundenti e questo è un fatto che ci preoccupa perché riteniamo sia diretta conseguenza del sovraffollamento e del clima di tensione», osserva Domenico Mastrulli, vice segretario nazionale dell’Osapp, che si sofferma anche sulle carenze di organico esistenti tra i ranghi della polizia penitenziaria. Particolarmente delicata sarebbe la situazione che riguarda la sorveglianza dei detenuti sottoposti al regime di «alta sicurezza», vale a dire quelli che scontano pene scaturite dai reati più gravi commessi durante la militanza tra le file della criminalità organizzata. «A Lecce abbiamo circa 200 individui sottoposti all’alta sicurezza – spiega ancora Mastrulli – e spesso c’è un solo agente per sorvegliare 80 detenuti, mentre il rapporto dovrebbe essere di tre guardie per ogni recluso. Non possiamo che essere preoccupati». La situazione, almeno dal punto di vista della vivibilità, potrebbe, comunque, migliorare nel momento in cui saranno disponibili ulteriori 200 posti nel nuovo plesso che si prevede possa essere cantierizzato nell’area di pertinenza del penitenziario entro la prossima estate. Anche se sul punto l’Osapp ha più di qualche perplessità. «Secondo noi, a Lecce, potrebbero arrivare altri detenuti rispetto a quelli già presenti, quindi, il nuovo edificio carcerario non servirà ad alleggerire la situazione di sovraffollamento», osserva Domenico Mastrulli. Ma tornando al ritrovamento di materiale potenzialmente pericoloso come strumento di offesa, il direttore del carcere leccese, Antonio Fullone, ravvisa: «Troviamo oggetti tra i più svariati, dalla lametta dotata di manico in legno, alle posate che, in qualche modo, diventano arnesi per tutt’altro uso, ma nella maggior parte dei casi non si riscontrano intenzioni moleste da parte di chi li possiede. Li si può utilizzare anche per tagliare la frutta o per altri scopi, non è detto che debbano diventare per forza armi, ferma restando che per noi vanno classificati come oggetti atti a offendere, una categoria molto ampia. Ma questi ritrovamenti si verificano in tutti gli istituti».
IL DIRETTORE – Il direttore Il direttore Fullone, tuttavia, conferma le carenze negli organici della polizia penitenziaria. E dice: «Complessivamente Lecce ha una carenza di personale che sta diventando sempre più preoccupante anche perché il personale è molto anziano. Dovremmo essere 770, ma siamo sotto di circa parecchie unità. Quanto al numero dei detenuti, va detto, comunque, che rispetto agli ultimi anni, abbiano ora toccato le cifre più basse. Nel 2012 la popolazione carceraria è diminuita: solo qualche anno fa avevamo 1.500 persone. La destinazione del nuovo plesso, in ogni caso, ancora non è stata chiarita».
Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it