Solo poche ore prima era stato strappato alla morte da alcuni agenti di Polizia Peniteniziaria nel carcere di Taranto. Ma l’uomo li ha ripagati aggredendo altri poliziotti penitenziari.
E’ accaduto nel pomeriggio di ieri, sabato 17 agosto, presso la cella di sicurezza dell’Ospedale Giuseppe Moscati di Taranto. Protagonista un giovane Nigeriano, con problemi di carattere psicologici. Lo stesso che è staso salvato da un tentato suicidio e successivamente ricoverato pressol’ospedale Nord di Taranto.
Durante la somministrazione di una flebo, dopo essersi letteralmente estirpato l’ago, ha afferrato con violenza l’asta della flebo inveiveiendo, contro il personale di Polizia penitenziaria di servizio scorte presso il nosocomio. Gli agenti sono riusciti in pochi istanti ad immobilizzare il giocane, riportando però alcune contusioni giudicate guaribili in 4 giorni.
A rendere noto l’accaduto è la Cisl Fsn di Taranto e Brindisi. In una nota a firma di Erasmo Stasolla, segretario generale aggiunto della sigla sindacale scrive: “Ora basta! Tanto più che negli ultimi tempi, a fronte di una paurosa carenza di organico, c’è un arrivo al “C. Magli” di detenuti psichiatrici costretti a convivere con gli altri ospiti, pur essendo bisognosi di particolari cure mediche e di specifica assistenza. Manifestiamo la nostra solidarietà ai colleghi che sono in prognosi di guarigione, ma insistiamo nel riproporre la nostra vertenza riguardante almeno la conferma degli organici previsti, pari qui a 357 unità a fronte delle circa 310 esistenti attualmente. Il personale risulta stressato perché sottoposto a turni massacranti, in particolar modo serali e serali festivi, anche in nome di una cosiddetta “sorveglianza dinamica” che vorrebbe dire secondo l’Amministrazione centrale avvalersi dell’uso delle telecamere ma, di fatto, significa che un solo Poliziotto penitenziario è responsabile della sorveglianza di più sezioni detentive, con tutte le difficoltà del caso quando si dovessero rendere necessari gli interventi».
«La media delle aggressioni ai colleghi – aggiunge la nota – è di almeno una a settimana a Taranto e noi continuiamo a chiedere all’Amministrazione penitenziaria Centrale che venga posto fine a questo stillicidio che determina situazioni di stress correlato ed assenze per malattia, senza tacere sull’opportunità che, a fronte della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, tal genere di detenuti confluiscano in strutture carcerarie idonee a livello regionale, per essere assistiti adeguatamente con servizi alla persona che ne salvaguardino la dignità ma ne affrontino altrettanto adeguatamente le problematicità».