Venticinque poliziotti sono stati condannati a 624 anni di reclusione a testa per aver preso parte al massacro del carcere brasiliano di Carandiru, nel 1992, quando una rissa fra bande rivali si trasforma in una rivolta sedata con la violenza che provocò 111 morti fra i detenuti. Il gruppo di poliziotti è stato accusato della morte di 53 detenuti nell’ambito della seconda parte di un processo a San Paolo che dovraà giudicare in totale 79 agenti.L
La sentenza si riferisce ad una strage incredibile avvenuta il 2 ottobre del 1992 per sedare una rivolta che aveva portato i detenuti a prendere il controllo della struttura detentiva di Carandiru: la polizia militare(Polícia Militar do Estado de São Paulo)uccise 111 prigionieri per poi addurre la legittima difesa come giustificazione. Le testimonianze dei sopravvissuti alimentarono fin dai primi tempi i sospetti, c’è chi parlò addirittura di carcerati inermi, giustiziati o uccisi mentre tentavano di tornare alle loro celle, inoltre nessuno degli agenti fu ferito.
Si aprì un caso internazionale, complice la storia dello stesso carcere, già famoso per reiterate violazioni dei diritti umani e le condizioni disastrate in cui versava nonostante al tempo ospitasse ben 10.000 persone, il Governo decise così di chiuderlo.
Il massacro di Carandiru è attualmente considerato la più grave violazione dei diritti umani nella storia del Brasile democratico.