Almeno 500 detenuti, fra cui alcuni membri di Al Qaida, sono evasi nella notte tra domenica e lunedì dal carcere iracheno di Abu Ghraib a seguito di un attacco armato degli insorti. Negli scontri che ne sono seguiti almeno 41 persone sono rimaste uccise. E in tutto il paese si riaccende la violenza settaria tra sciiti e sunniti alimentata dal conflitto nella confinante Siria. Marco Guerra: RealAudioMP3
Autobomba, kamikaze e colpi di mortaio. L’assalto al carcere Abu Ghraib è stata una vera e propria operazione di guerra condotta, secondo le prime indagini, per liberare alcuni esponenti di spicco di al Qaeda in Iraq detenuti nel braccio della morte. Nella prigione, a 25 chilometri a ovest di Baghdad, è quindi scoppiato un combattimento durato diverse ore con l’arrivo di rinforzi dell’esercito appoggiati da elicotteri. Il bilancio finale è di 20 morti tra agenti, soldati e guardie carcerarie e di 21 uccisi tra i detenuti. Oltre 500 gli evasi. L’azione spettacolare si inserisce in un crescendo di violenze settarie tra sciiti e sunniti che solo dall’inizio del mese di luglio ha provocato circa 600 vittime. Sempre ieri, infatti, a Mosul, nel nord del Paese, 22 soldati e tre passanti sono rimasti uccisi in un attentato suicida contro un convoglio dell’esercito; mentre a ovest della città sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro poliziotti rapiti quattro giorni fa. Solo sabato sera altre 27 persone erano state uccise in una catena di attentati nei quartieri sciiti di Baghdad. Le autorità temono il ritorno ad un aperto conflitto interconfessionale alimentato della guerra civile nella limitrofa Siria.