Solidarietà ed indignazione. Sono le prime reazioni scatenate quando veniamo a
sapere che Ciruz e Riki, già con obbligo di dimora nel comune di Reggio Emilia
e divieto di uscita dalle 22.00 alle 6.00 sulle spalle dal 24 gennaio, sono
stati condannati in primo grado rispettivamente a 2 anni e 2 mesi e a 1 anno e
4 mesi oltre a 10.000 € di danni da versare al comune di Reggio Emilia.
Per chi non lo sapesse, Ciruz e Riki stanno subendo questo processo per aver
solidarizzato con il movimento No Tav, facendo delle scritte su un muro.
Le misure cautelari prese nei loro confronti quindi, come ognuno può
accorgersi, sono fuori da ogni logica rispetto all’entità dell’atto commesso.
Un utilizzo smisurato – e squisitamente politico – delle norme vigenti; come
sempre più spesso vediamo, la magistratura si infila come protagonista nel
processo post-democratico che stiamo vivendo, riadattando la legge a deterrente
per il cambiamento e per chi questo cambiamento lo vuole attuare.
Gli esempi più lampanti sono le condanne per Genova 2001 e per i fatti del 15
ottobre 2011 a Roma, in cui il reato di “devastazione e saccheggio” fa da
padrone, reato introdotto in epoca fascista esplicitamente per reprimere le
espressioni delle piazze contro il regime.
Con le loro ovvie differenze il sistema di giudizio rimane sempre lo stesso,
la scritta sui muri di Roma riassume bene il concetto: “vale più una vetrina
rotta che una vita spezzata“.
Per tornare al caso reggiano in cui sono coinvolti i due militanti del
Collettivo R60, l’accanimento del pm Pantani è amplificato dal fatto che le
scritte in questione fossero vicine al movimento No Tav, un movimento fatto
bersaglio di misure repressive gigantesche dal punto di vista giudiziario,
oltre che militare.
Una lotta che proprio in questi giorni vediamo così attiva fuori dai nostri
confini, a Istanbul come a Rio de Janeiro e che ogni giorno portiamo avanti nei
nostri territori.
Per questo esprimiamo la nostra piena solidarietà a Ciruz e Riki, a chi deve
scontare anni in carcere per i fatti del G8 di Genova, a chi viene represso
duramente a Gezi Park o nelle strade di Rio de Janeiro.
Ciruz e Riki liberi! LIBERI TUTTI, LIBERI SUBITO!
“ma la lotta dei compagni non la possono fermare, nessun magistrato lo può
neanche pensare”
Alcune Individualita’ solidali di Reggio Emilia.
Qui di seguito i fatti scritti dai pennivendoli
Oltraggi a politici sui muri, condannati
REGGIO EMILIA – Un impiegato di 42 anni, Ciro Di Cristo, e un operaio di 29 anni, Riccardo Fabbi, membri del Collettivo R60, sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 2 mesi e a 1 anno e 4 mesi dal giudice Antonella Pini Bentivoglio per oltraggio a capo politico, minacce gravi, diffamazione e imbrattamento di cose altrui. Lo scrive Il Resto del Carlino. I reati sono stati commessi con la bomboletta spray sui muri del centro storico, con frasi ingiuriose nei confronti del presidente della Repubblica Napolitano (di Maroni, Fassino, della Masini, di Eboli, Filippi) e di pesanti minacce rivolte al procuratore Caselli. I due, entrambi difesi dall’avvocato Vainer Burani, dovranno anche dare al Comune di Reggio 10mila euro. I due avevano imbrattato nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2012 diversi muri del centro storico di Reggio e, in altre date, varie abitazioni private, con frasi oltraggiose indirizzate a personalità dello Stato, rappresentanti del Governo e diversi amministratori pubblici locali. Tutte firmate No Tav.