ROMA – Giulio Petrilli fu arrestato il 23 dicembre 1980, con l’accusa di partecipazione a banda armata per un suo presunto coinvolgimento nell’organizzazione Prima Linea. Aveva 21 anni. L’odissea parte da qui. Detenuto ingiustamente per sei anni in 13 carceri, da San Vittore ad Ascoli Piceno, sempre nel regime speciale riservato ai terroristi, è stato assolto in appello. Un proscioglimento divenuto definitvo in Cassazione nel 1989.
Oggi Giulio è a Roma a distribuire volantini in cui racconta la sua storia: ha convocato associazioni ed ex parlamentari davanti alla Cassazione, dove oggi la Quarta Sezione Penale discute il suo ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Milano che gli ha negato il risarcimento.
Una battaglia per affermare il diritto al risarcimento per ingiusta detenzione per tutte le persone assolte e quindi “ribadire che le sentenze assolutorie vanno rispettate”, scrive in una nota. “Il risarcimento per ingiusta detenzione è un diritto per chiunque sia stato assolto – racconta Petrilli – Ora la riparazione può non essere riconosciuta se vengono contestate frequentazioni non idonee, che possano aver tratto in inganno gli inquirenti. Bisogna cambiare l’articolo 314 del codice di procedura penale: è una norma pericolosa che introduce nel nostro ordinamento il giudizio morale”.
La Cassazione deciderà oggi sul suo ricorso, ma il procuratore generale ha già dato parere contrario. “Nel caso di esito negativo faremo ricorso alla Corte Europea. E la mia sarà la causa pilota”.
“Va limitato – dice l’avvocato Arturo Salerni, dell’associazione Progetto Diritti – il potere di intervento da parte del giudice della riparazione sulla vicenda che ha portato al proscioglimento. Non può essere che in questa sede si rimetta in discussione tutta la storia processuale”. In sostanza ora il giudice di ultima istanza potrebbe ritenere che l’errore giudiziario non sia imputabile a chi ha svolto le indagini: “Quindi vanno posti dei paletti all’articolo 314”. “Ogni qualvolta c’è un’ingiusta detenzione – aggiunge Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone – ci dovrebbe essere una riparazione del danno, per ridare giustizia a chi ha subito una grave violazione dei diritti umani”.