Monza, consiglieri comunali in visita al carcere

lavanderiacarcere“Conoscere è il primo passo se si vogliono cambiare le cose”: questo lo spirito con il quale 14 consiglieri comunali monzesi guidati da Paolo Piffer, con la complicità del presidente della Commissione Sociale Franco Monteri, hanno effettuato un sopralluogo all’interno del carcere cittadino.

Venerdì scorso si sono dati appuntamento alle ore 11 fuori dalla casa Circondariale: presenti alla appello anche gli assessori Cherubina Bertola, Rosario Montalbano e Debora Donvito.

«Ad accoglierci: la direttrice, un ispettore agente penitenziario dell’area trattamentale del carcere, e l’organico completo dei dipendenti comunali che operano all’interno della casa circondariale. – ha spiegato il consigliere di CambiaMonza Paolo Piffer. – Presente anche l’ufficio Anagrafe: un servizio, questo, che nessun Comune offre all’interno del proprio carcere. Monza è l’unico».

Il tour ha avuto come punto di partenza la direzione: «La direttrice ha spiegato il funzionamento della struttura senza nasconderne le criticità. – prosegue – Poi siamo passati dall’ Osservazione, dove i detenuti appena arrestati vengono reclusi e dove il sovraffollamento è davvero tragico».

Ha fatto seguito la visita ai laboratori, gestiti dalla Cooperativa Monza2000, di falegnameria e lavanderia che permettono ai detenuti di lavorare all’interno del carcere. E ancora: la biblioteca, lo spazio dove i detenuti possono incontrare i loro bambini a colloquio e la Tangenziale, area dove risiedono tutti gli uffici comunali, provinciali e regionali (Asl- sert). Infine la sezione femminile.

«Tra gli aspetti positivi il fatto che il Comune offre all’interno della struttura parecchi servizi a vantaggio dei detenuti (progetti di inclusione sociale, sportello stranieri, ufficio anagrafe) – spiega Piffer- Tra le criticità certamente le strutture fatiscenti, tra le quali la cappella e il teatro ancora inagibili, e infiltrazioni varie, il sovraffollamento. Purtroppo molte di queste sono competenze ministeriali. Vi è poi poca rete con le risorse del territorio che potrebbero agevolare il lavoro delle cooperative che operano all’interno. Personalmente ritengo che garantire dignità ai detenuti non sia un’opzione da valutare compatibilmente con le risorse economiche, ma un dovere civico e morale. Quando si parla di carcere, non si parla solo di detenuti ma anche di agenti penitenziari, dottori, volontari e molti altri operatori. Continuerò a lavorare fino a quando non si comprenderà che il carcere, oggi considerato come un costo,  può diventare una risorsa importante per tutta la collettività».

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