Torino, scoppia un incendio nel carcere minorile: ustionati tre giovani detenuti, due sono gravissimi

Tre giovani detenuti del carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino, due tunisini e un russo, sono rimasti ustionati questa sera in un incendio scoppiato all’interno della struttura. A provocarlo, secondo i primi accertamenti, sarebbero stati alcuni reclusi che, per motivi ancora da chiarire, hanno dato fuoco a un materasso e ad alcune suppellettili e sono stati poi fermati dagli agenti della Polizia penitenziaria. Due dei giovani sono stati trasportati al Cto, entrambi in codice rosso: le preoccupazioni maggiori sono per le vie respiratorie. Le condizioni del terzo, un tunisino, non destano preoccupazioni.

A denunciare l’ultimo episodio di una lunga serie di violenze e tensioni crescenti all’interno dell’istituto di pena minorile torinese è Leo Beneduci, segretario generale del sindacato Osapp: “Questo episodio denuncia lo stato degli istituti minorili trasformatisi in una fucina di criticità, con aggressioni al personale, risse e incendi. Parlare di sorveglianza con numeri così risicati è un’offesa al lavoratori che non possono usufruire delle ferie né dei turni di servizi. E’ un’offesa ai lavoratori indegna di un paese civile”.

Solo due settimane fa due agenti carcerari sono stati picchiati da un recluso, tanto da spingere il sindacato Fns Cisl Piemonte a lanciare l’allarme: “Al Ferrante Aporti di Torino ormai è un massacro: ogni fine settimana l’interno del carcere sembra un campo di battaglia con feriti e contusi. Qualche settimana fa abbiamo denunciato l’aggressione di un collega con un oggetto contundente e una prognosi di 20 giorni, mentre domenica 12 novembre un altro agente ha ricevuto una gomitata in pieno volto e dovrà assentarsi anche lui dal lavoro per almeno venti giorni, sempre a seguito di un’aggressione e sempre da parte di un detenuto maggiorenne di nazionalità egiziana, che come al solito pretendeva di non rientrare più in cella dopo aver effettuato le attività. Tutto questo senza che da Roma, nonostante i nostri solleciti, siano stati inviati un direttore e un comandante in pianta stabile “.

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