“Il carcere di Sassari è un inferno Jihadista”. Non è trascorsa neppure una settimana dalle rivolte dei detenuti nel carcere di Pisa e Firenze che la situazione negli istituti penitenziari italiani, torna ad essere “bollente”.
Questa volta è il carcere Bancali di Sassari, al centro di una “rivolta” di 18 detenuti accusati di terrorismo internazionale di matrice islamica, innescata venerdì scorso, 1 settembre, da uno di questi che si è rifiutato di rientrare in cella.
Le pretese assurde
“I detenuti cercano lo scontro con gli agenti e hanno sempre nuove rivendicazioni, a partire dalla libertà di telefonare in giro per il mondo – ha dichiarato il parlamentare Mauro Pili, di Unidos, che ha anche lanciato l’allarme – nel carcere di Bancali, la rivolta dei terroristi sembra debba restare nascosta”.
È considerato tra gli istituti più sicuri
Il Bancali di Sassari, è considerato un istituto tra più sicuri ed efficienti dell’intero sistema carcerario italiano, tanto che in queste ore il Dap sta valutando di trasferirvi il boss del narcotraffico Rocco Morabito, arrestato in Uruguay dopo 22 anni di latitanza.
Tra le sue sezioni detentive, infatti, anche il reparto di alta sicurezza dedicato al 41 bis.
I detenuti “spadroneggiano”
“Nel carcere, diventato di punto in bianco di massima sicurezza, la rivolta è alle stelle mentre i nuclei speciali (i Gom, ndr)annunciati da Roma restano un miraggio- continua Mauro Pili- intanto, i terroristi islamici, non avendo niente da perdere, irridono, provocano e spesso ottengono quel che vogliono in cambio di una tregua”.
Poi il deputato conclude: “La scelta di scaraventare i terroristi jihadisti a Sassari è stata folle e nascondere quanto accade è da irresponsabili, non fosse altro per la pericolosità dei terroristi islamici detenuti, tra i quali uno dei trenta più efferati al mondo“.
Sono pesanti le dichiarazioni del deputato sardo ma, in parte, vengono confermate anche dalla Uilpa Penitenziari.
Nel carcere di Sassari manca il comandante della Polizia
“La situazione del carcere di Sassari è davvero delicata- precisa a Panorama.it, Angelo Urso, Segretario Generale Uilpa- il Governo ha disposto, lo scorso luglio, l’invio di altri agenti del nucleo speciale Gom (Gruppo operativo Mobile della Polizia Penitenziaria) attualmente impegnati nella sorveglianza dei detenuti al 41 bis, per monitorare anche i terroristi islamici. Ma ad oggi non è ancora arrivato nessuno”.
“A questo occorre aggiungere che, nel carcere Bancali, non vi è nessun comandante di reparto qualificato– prosegue Urso – di tre commissari destinati alla struttura, non ve ne è neppure uno. Un commissario è legittimamente in maternità, uno è stato inviato per volontà del Dap a Sulmona e uno è stato inspiegabilmente destinato all’Ufficio del Cerimoniale del Ministero della Giustizia, dove il personale è considerato in esubero”.
Un ispettore al comando
E chi comanda il carcere sardo?
“Un ispettore”. Precisa.
Una situazione decisamente ‘pericolosa’ , non solo alla luce di eventuali rivolte dei detenuti, ma soprattutto per la classificazione degli stessi, ovvero mafiosi e terroristi, che, solo per la loro presenza, dovrebbero determinare una maggiore attenzione da parte del Ministero della Giustizia.