Un detenuto straniero del carcere San Michele di Alessandria ha aggredito e ferito ieri, lunedì, un poliziotto penitenziario servizio. La notizia è diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che stigmatizza il grave fatto e che chiede al Prefetto di convocare il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica.
“Non è possibile continuare a registrare violenze e aggressioni ai poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri di Alessandria senza vedere alcun provvedimento conseguente” – denuncia il segretario Regionale per il Piemonte del Sappe Vicente Santilli. “Ieri pomeriggio, verso le 14.30, un detenuto, in carcere per i reati di furto e spaccio ha aggredito, durante una normale perquisizione, l’assistente di Polizia Penitenziaria addetto al controllo e lo ha ferito ad una mano, al collo e al braccio con una lametta che aveva evidentemente nascosto. Una violenza assurda, ingiusta ed ingiustificata, tanto più che il poliziotto stava eseguendo un normale controllo. Il Sappe esprime al collega ferito solidarietà e vicinanza, ma dice anche basta alle aggressioni contro personale di Polizia Penitenziaria. Al Prefetto chiediamo di convocare una riunione straordinaria del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza che metta sul tavolo soluzioni concrete alla grave situazione della Polizia Penitenziaria alessandrina”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe aggiunge: “Il grave episodio accaduto ieri al San Michele di Alessandria è la diretta conseguenza di una costante situazione di tensione legata a due fattori: da un lato il progressivo aumento delle presenze tra i detenuti con il contestuale continuo depauperamento degli organici del Reparto di Polizia Penitenziaria – che necessita, subito!, di un adeguamento incremento di poliziotte – e dall’altro una nuova organizzazione interna dei penitenziari basata sulla vigilanza dinamica ed il regime aperto. I numeri dicono che sono presentati nella Casa di Reclusione San Michele di Alessandria 311 detenuti rispetto ai circa 260 posti letto regolamentari: 284 i condannati e 27 sono gli imputati, che dovrebbero scontare la pena in una Casa Circondariale. Gli stranieri tra le sbarre sono 146, ossia quasi il 50% delle presenti. E già questo evidenzia una possibile azione di intervento che si dovrebbe assumere. Da tempo il Sappe – continua Capece – denuncia il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere (anche ad Alessandria) che vede coinvolti detenuti e detenute stranieri. E’ infatti sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi turbativi dell’ordine e della sicurezza durante la detenzione”.
09/05/2017