E’ quanto emerge dal sopralluogo effettuato nella struttura penitenziaria di Cagliari, dal segretario nazionale della Uilpa, Eugenio Sarno.
“Il carcere di Buoncammino è una struttura degradata, sovraffollata, inadeguata a ospitare 500 persone. In una cella da due persone ce ne sono sei, gli spazi sono angusti. Dove si cucina si va anche al bagno. Solo grazie all’impegno del personale della polizia penitenziaria, del direttore, regge in queste condizioni, ma si fa sentire la carenza di personale”.
E’ quanto emerge dal sopralluogo effettuato questa mattina, nella struttura penitenziaria di Cagliari, dal segretario nazionale della Uilpa, Eugenio Sarno nell’ambito di un tour nazionale “Lo scatto dentro, la verità venga fuori”. All’interno del carcere sono state scattate una quarantina di fotografie, consegnate alla stampa, che testimoniano “l’inferno” dietro le sbarre. “Bisogna alimentare la coscienza sociale, scuotere i cittadini, far capire che la situazione dei detenuti è inaccettabile – spiega il segretario della Uilpa – In Italia abbiamo 24 mila carcerati in esubero, per i quali rischiamo di essere condannati ripetutamente e dover pagare le sanzioni della Comunità europea. Siamo obbligati a dover trovare una soluzione al problema che potrebbe essere anche l’amnistia”. “Nel carcere come in tante altre realtà italiana si commercia droga, carne e sigarette – aggiunge Sarno – Gli agenti tentano ogni giorno di contrastare questa situazione”. Secondo il sindacalista i problemi del penitenziario cagliaritano sono molteplici: “E’ una struttura vecchia che non può contenere un numero così alto di detenuti – sottolinea Sarno – fino a ieri a Buoncammino c’erano 499 detenuti, di cui 19 donne, su una capienza massima di 314. Avevamo 59 persone con lo status di imputato in attesa primo giudizio, 39 in attesa di ricorso in appello, 30 ricorrenti in Cassazione e 371 detenuti con pena definitiva. Proprio questo ultimo dato in controtendenza rispetto alla situazione nazionale”.
Dal sopralluogo di questa mattina emerge che “i detenuti vivono in spazi angusti, le celle sono piccole e fatiscenti, gli spazi per l’ora d’aria non sono sufficienti e molti detenuti preferiscono rimanere in cella”. Inoltre al numero di detenuti non corrisponde un sufficiente numero di agenti di polizia penitenziaria e con la futura apertura del carcere di Uta, vicino a Cagliari, la situazione non dovrebbe migliorare. “In pianta organica ci sono 267 agenti di polizia penitenziaria – evidenzia Sarno – ma mancano oltre 50 unità. Il nuovo carcere, se saranno trasferiti gli agenti già in servizio, potrà essere aperto solo al 50%”.