NUOVA DELHI: Rifiutando di far processare i marò secondo la legge indiana, l’Italia si è beffata dell’India. Ironicamente, pare che 109 detenuti indiani siano rinchiusi nelle carceri italiane e che il governo indiano avrebbe fatto ben poco per sostenere la loro causa.
Del resto, la reputazione dell’India in questioni del genere – aiutare i propri cittadini in difficoltà all’estero – non è delle migliori. Sorprende, però, che in questo caso il governo sia completamente ignaro e non sapia nemmeno perché questi cittadini indiani si trovino in carcere in Italia.
In risposta ad un quesito posto al Rajya Sabha [Senato, N.d.T.] nel febbraio 2010, il governo ha dichiarato che l’Italia si rifiuta di divulgare dati sensibili sui detenuti e di fornire informazioni, nonostante le richieste di Nuova Delhi. Lo status quo sembra essere invariato, poiché, stando ai dati forniti dal ministro degli Esteri Salman Khursheed al Rajya Sabha nel novembre dello scorso anno, il numero dei detenuti in Italia sarebbe rimasto lo stesso. Ciò significa che nessun indiano è stato rilasciato dalle carceri italiane negli ultimi due anni o, semplicemente, che il governo indiano si è disinteressato alla questione dopo il rifiuto da parte dell’Italia.
“È sorprendente assistere alle strategie del nostro governo. Prima si è lasciato convincere dagli italiani nel caso dei marò ed ora sembra aver abbandonato anche i suoi stessi cittadini perché gli italiani si rifiutano di condividere informazioni”, afferma da Delhi l’avvocato Avi Singh. “Il minimo che può fare è seguire i casi e cercare di capirci di più attraverso l’ambasciata indiana in Italia”.
Il personale dell’ambasciata indiana a Roma non ha rilasciato dichiarazioni al Times of India, nonostante le richieste. Tuttavia, fonti della comunità indiana in Italia affermano che l’ambasciata interagisce di rado, per non dire mai, con gli italiani in casi di detenzione di cittadini indiani. “Non credo che la nostra ambasciata sia mai intervenuta negli arresti di cittadini indiani. Di solito, chi è in difficoltà si deve arrangiare”, sostiene Nandkumar Kurup, presidente dell’Associazione Indiana del Nord Italia.
Secondo le fonti, quasi il 95% dei casi riguarda lavoratori agricoli del Punjab, accusati di reati che vanno dall’ingresso illegale a violenza, furto e omicidio. Il loro numero, tuttavia, potrebbe essere molto più elevato di quello ufficiale. “Secondo le nostre stime potrebbero essere almeno 600-700 gli indiani che si trovano nelle carceri qui”, dice Sukhdev Singh Kang, un leader locale sikh a Milano. “Ma a causa dell’incredibile riservatezza delle autorità italiane, è molto difficile determinare il dato reale”.