Un detenuto di origini albanese al termine dell’udienza nel tribunale di Bologna ha cercato di aggredire un giudice. A evitare il peggio gli agenti di scorta del penitenziario di via Burla, che hanno prontamente bloccato l’uomo, in carcere per omicidio e già sottoposto a misure restrittive per una serie di episodi analoghi contro il personale. Gli agenti per altro, una volta ritornati nel penitenziario, sono stati a loro volta vittime della furia dell’albanese.
A dare la notizia il sindacato autonomo di polizia Penitenziaria Sappe, che torna all’attacco per le difficili condizioni in cui si trova la struttura di Parma. Questa la nota diffusa da Donato Capece ed Errico Maiorisi, rispettivamente segretario generale e vice segretario regionale della sigla.
LA NOTA – “Al termine dell’udienza a Bologna – spiegano i sindacalisti – il detenuto ha tentato l’aggressione fisica al giudice ma solo grazie alla prontezza di riflessi della scorta della Polizia Penitenziaria, si sono evitate drammatiche conseguenze. Tornato in carcere a Parma, ha quindi aggredito i poliziotti della scorta, ai quali va naturalmente tutta la nostra vicinanza e solidarietà, ma ci domandiamo quante aggressioni ancora dovrà subire il nostro personale di polizia penitenziaria perché si decida di intervenire concretamente sulle criticità penitenziarie, a cominciare dal carcere di Parma dove il direttore dell’istituto è presente solamente un giorno alla settimana!”.
“La carenza di personale e il costante sovraffollamento detentivo – concludono Capece e Maiorisi – con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite e soprattutto di chi in quelle sezioni deve lavorare rappresentando lo Stato come i nostri agenti, sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Spesso, il personale di polizia penitenziaria deve gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Il Dap pensa alle favole, alla vigilanza dinamica ed all’autogestione dei detenuti della quale si tenta di parlare anche per le carceri dell’Emilia Romagna. Addirittura, dal primo settembre si vorrebbe far pagare l’affitto ai poliziotti che dormono in caserma, senza evidentemente neppure sapere che gli agenti che dormono e vivono in caserma sono i primi a mobilitarsi (anche quando sono fuori servizio) in caso di gravi eventi critici in carcere. Ma le tensioni in carcere crescono in maniera rapida e preoccupante: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli agenti e alle strutture. E bisogna che chi aggredisce gli agenti sia punito con severità e fermezza”.