Strangolato e poi impiccato per simularne il suicidio. Dai primi accertamenti compiuti sulla salma di un detenuto deceduto lo scorso anno nel carcere di Frosinone, riesumata venerdì scorso, giungono conferme all’ipotesi di omicidio formulata degli inquirenti e prende sempre più corpo l’ipotesi che nella casa circondariale di Frosinone abbia agito un serial killer. Sospetti concentrati su un 41enne, di Sabaudia, in provincia di Latina, arrestato quattro anni fa dopo l’omicidio, a Borgo Montenero, frazione di San Felice Circeo, di una donna di 81 anni uccisa a colpi di pala nella sua abitazione dopo aver scoperto l’uomo intento a rubare.
Per il delitto dell’anziana il 41enne è stato condannato a 18 anni di reclusione e poi per lui si è aggiunta una condanna a tre anni di reclusione, su cui pende appello, per una rapina commessa in precedenza, sempre ai danni di un’anziana, una donna di 82 anni di Sabaudia privata della catenina d’oro dopo essere stata fatta salire in auto con la scusa di un passaggio. Ma a trasformare uno sbandato in serial killer sarebbe stata la vita in carcere.
Nell’agosto dell’anno scorso, a Frosinone, venne trovato impiccato il compagno di cella del 41enne, un anziano di Sgurgola, piccolo centro della Ciociaria. Considerando che non molto tempo prima era stato trovato impiccato anche un altro detenuto che divideva la cella con lui, il 60enne Pietropaolo Bassi, la polizia penitenziaria iniziò a insospettirsi. Venne eseguita l’autopsia sulla salma di Mari e il consulente medico-legale del pm Vittorio Misiti, sostenne che l’anziano non si era suicidato, ma era stato strangolato e poi ne era stata simulata l’impiccagione. E così il 41enne venne indagato per omicidio e gli inquirenti iniziarono a indagare anche sulla morte di Bassi.
Ipotizzando che anche in quel caso si fosse trattato di omicidio, il 41enne è stato così indagato anche per la morte dell’altro compagno di cella e venerdì, a Trani, la dottoressa Lucidi ha riesumato la salma del 60enne. “Attendiamo gli esiti degli accertamenti “, affermano i difensori dell’indagato, gli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone. Dalle prime indiscrezioni emerse, le indagini medico-legali hanno però già individuato pure in questo caso segni di strangolamento. Un omicidio dunque e non un suicidio, mentre l’inchiesta si sta allargando ad altre due morti sospette in carcere, avendo anche ipotizzato la Penitenziaria che il pontino avrebbe cercato di uccidere altri compagni di detenzione mettendo nel caffè acido e varechina.mL’uomo intanto, dopo essere stato trasferito a Velletri dove avrebbe cercato di evadere, è ora rinchiuso in un altro carcere in isolamento.