Condannato a 295 anni di reclusione, Renato Vallanzasca continua a dimostrare un atteggiamento discutibile in carcere. Nel penitenziario di Bollate, il noto detenuto ha lanciato una borsa contro il poliziotto del carcere nella zona dedicata ai colloqui tra i detenuti e i familiari. L’agente è stato colpito ad un arto inferiore, riportando lesioni che gli hanno impedito di continuare il servizio. La notizia è stata riportata qualche minuto fa dalla redazione di Sky Tg24.
RENATO VALLANZASCA COLPISCE CON UNA BORSA UN POLIZIOTTO NELL’AREA DEI COLLOQUI DEL CARCERE
Venerdì 25 agosto il carcere di Bollate ha vissuto attimi di tensione. Il comunicato del sindacato di polizia penitenziaria Osapp spiega l’accaduto nei minimi particolari, parlando di un’aggressione in piena regola e criticando il presunto il modello di detenzione. Erano circa le ore 10.30 quando un uomo delle forze dell’ordine è stato aggredito nella cosiddetta “area verde”. Durante un controllo di routine, sembrerebbe che l’esponente di spicco della malavita milanese ha scagliato una borsa, provocando lo scompiglio nel settore in cui erano presenti altri familiari dei detenuti. L’agente colpito ha dovuto lasciare il servizio in seguito al trauma riportato alla gamba, siccome la sacca era appesantita dal suo contenuto.
IL CASO DI RENATO VALLANZASCA E LE CRITICHE DELL’O.S.A.P.P. AL MODELLO DI GESTIONE DI PENITENZIARI ITALIANI
L’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria interviene sul fatto, mettendo alla luce il comportamento del criminale accusato di sette omicidi, di cui ben quattro attribuiti direttamente a lui: «Anche nel cosiddetto carcere modello, constatiamo una aggressione in danno di un’agente da parte di Vallanzasca, il quale, con la solita spavalderia, ha dato modo di parlare di sé, dimostrando il disprezzo per il lavoro che gli agenti e gli operatori in un istituto devono fare». Il segretario generale dell’organizzazione Leo Beneduci critica pure le modalità con le quali vengono gestiti i penitenziari in Italia: «Il fatto di questa mattina è la ennesima dimostrazione tangibile di come il modello “custodiale” della sorveglianza dinamica stia dimostrando limiti sempre più evidenti, attesala totale mancanza di regole che si traduce in episodi pregiudizievoli per l’ordine e la disciplina che quotidianamente come sindacato denunciamo».