Elba – Sventato suicidio in carcere

Nuovo caso di tentato suicidio nel carcere elbano: un agente penitenziario interviene e salva la vita a un detenuto che tentava di impiccarsi

PORTO AZZURRO — “Sembra ormai che la Casa di reclusione di Porto Azzurro abbia messo piede sul palcoscenico degli episodi più negativi che si verificano in carcere, assumendo la connotazione di vero protagonista degli eventi critici che si registrano nel circuito penitenziario toscano”.

Questo è quanto afferma il Coordinatore Territoriale della UIL PA Polizia Penitenziaria Mauro Barile.

È di poche ore fa la notizia di un’altra vita salvata: a distanza di circa un mese un altro detenuto tenta di togliersi la vita servendosi di legacci ancorati alle inferriate della cella.

L’agente addetto al controllo della sezione è intervenuto per primo, riuscendo a recidere il nodo e adagiare il detenuto sul pavimento, poi, coadiuvato dall’Ispettore di sorveglianza, precipitatosi sul posto, è riuscito a rianimare il detenuto. Da lì sono proseguite le prassi di routine fino al ricovero presso il nosocomio elbano.

“La predisposizione del cappio – spiega il dirigente sindacale – è stata eseguita in modo certosino e questo ha fatto percepire che il detenuto era giunto con determinazione al punto di farla finita.

Non è così difficile realizzare l’attendibilità di un intento autolesionistico per chi l’ambiente carcerario lo conosce veramente bene ed oggi il collega intervenuto ha dato, eccellentemente, dimostrazione di avere la padronanza del suo mandato istituzionale.

Il lavoro del poliziotto penitenziario, talvolta destinatario di facili critiche di circostanza deleterie all’immagine dell’intero corpo – aggiunge il responsabile provinciale della UIL PA Polizia Penitenziaria di Livorno – non si limita solo a custodire i soggetti rei, assicurandoli alla giustizia, ma anche a tutelarne la salute.

Possiamo comprendere lo stato d’animo del collega addetto alla vigilanza, che ha portato a termine il gesto eroico, nel momento in cui si è trovato di fronte ad un tentativo di suicidio. In quell’istante la lucidità e la freddezza devono sovrastare l’emotività, ma anche lo spavento; così è stato”.

“Malgrado le precarie condizioni lavorative – conclude Mauro Barile – vuoi per il sovraffollamento dei detenuti e per lo stato di abbandono della struttura carceraria elbana, vuoi per la grave carenza di personale che si registra da anni, credo che l’amministrazione penitenziaria debba riconoscere i giusti meriti al reparto di Polizia penitenziaria che opera sull’isola”.

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