Rissa tra le 18 e le 21 nel carcere padovano: secondini colpiti con la gamba di un tavolo, sequestrati coltelli rudimentali. Due agenti sono finiti al pronto soccorso. Il Sappe denuncia: “Molti detenuti inneggiavano ad Allah e all’Isis”. Ma gli inquirenti smentiscono: la rissa ha coinvolto detenuti romeni e albanesi, nessun arabo
PADOVA. Rivolta nel carcere Due Palazzi di Padova. Tre ore di fuoco, tra le 18 e le 21 di ieri, quando con una violenta rissa una sessantina di detenuti, rinchiusi nella sezione del quarto piano del “grattacielo”, ha reagito all’intervento delle guardie penitenziarie. Due agenti sono finiti al Pronto soccorso dell’ospedale di Padova, colpiti al basso ventre con la gamba di un tavolo. Un altro ha conseguenze minori. Sarebbero stati sequestrati dei coltelli rudimentali che i reclusi, spesso, ricavano dalle scatolette di tonno o da chiodi.
PADOVA. Rivolta nel carcere Due Palazzi di Padova. Tre ore di fuoco, tra le 18 e le 21 di ieri, quando con una violenta rissa una sessantina di detenuti, rinchiusi nella sezione del quarto piano del “grattacielo”, ha reagito all’intervento delle guardie penitenziarie. Due agenti sono finiti al Pronto soccorso dell’ospedale di Padova, colpiti al basso ventre con la gamba di un tavolo. Un altro ha conseguenze minori. Sarebbero stati sequestrati dei coltelli rudimentali che i reclusi, spesso, ricavano dalle scatolette di tonno o da chiodi.
Il falso caso degli inni a Allah e Isis. L’allarmismo di alcuni sindacati di polizia penitenziaria però ha poi “montato” un caso mediatico che ha fatto finire il carcere di Padova al centro dell’attenzione nazionale. Era stato infatti detto che i detenuti durante la “rivolta” avrebbero inneggiato ad Allah e a Isis. Circostanza che non vengono confermate dagli inquirenti: “non ha trovato riscontro il fatto che alcuni dei partecipanti ai disordini abbiano inneggiato all’Isis”, spiegano.
La rissa infatti è scoppiata nel settore in cui sono reclusi detenuti romeni, moldavi o albanesi. Che vengono tenuti separati da arabi e magrebini, reclusi in un altro braccio del carcere.
Il bilancio del pm Dini. Il bilancio, è stato riferito al termine dell’ispezione compiuta dal pm Sergio Dini e dal capo della squadra mobile della Questura di Padova, è di due guardia ferite, con prognosi di 3 e 10 giorni, e di una terza con conseguenze ancora più lievi, ancora da refertare. Gli inquirenti hanno escluso nel modo più assoluto una matrice terroristico-sovversiva nella rivolta
Nei momenti della “rivolta” èstato subito informato il direttore del Due Palazzi, Salvatore Pirruccio, giunto nella struttura penitenziaria riservata ai condannati in via definitiva e sempre affollata oltre i limiti, con oltre 800 ospiti rispetto alla capienza di 430 persone.
La ricostruzione della rissa. La sezione del quarto piano ospita i cosiddetti detenuti comuni. Intorno al tardo pomeriggio, una lite tra un gruppo di reclusi: non è chiaro il motivo. Tuttavia da quell’alterco limitato, la zuffa si amplia tanto che le guardie intervengono con decisione e provvedono a far scattare l’allarme interno per far arrivare rinforzi. A quel punto alcuni detenuti si sarebbero rivoltati contro gli agenti, presi di mira con il tavolo. Immediatamente sono arrivati i colleghi ma, a fatica, è stata contenuta l’esplosione dei reclusi già alterati. Solo verso le 21 è tornata la calma, mentre agenti a riposo sono stati richiamati da casa per dare sostegno ai colleghi già in servizio.
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Il Sappe: “Detenuti inneggiavano a Allah e Isis”. Dal Sappe, sindacato di polizia penitenziaria arriva un racconto forte della rivolta tra le celle del Due Palazzi (poi smentito dagli inquirenti): «Quel che è accaduto giovedì sera nella è gravissimo, anche in relazione all’atteggiamento assunto da molti detenuti di nazionalità araba», spiega Donato Capece, segretario generale del sindacato. «Nella sezione detentiva regolamentata dalla vigilanza dinamica, che permette ai detenuti di girare liberi buona parte del giorno e che per questo presenta livelli minimi di sicurezza, si respirava alta tensione, con atteggiamenti palesemente provocatori da parte di buona parte dei detenuti verso i poliziotti. All’atto dell’ingresso nel Reparto detentivo di due poliziotti penitenziari questi sono stati aggrediti e feriti senza alcuna giustificazione e le cose sono drammaticamente degenerate con urla e grida. Molti dei detenuti, di origine araba, inneggiavano ad Allah e all’Isis».
Solo l’intervento di altri poliziotti penitenziari in servizio in carcere ma anche liberi dal servizio e presenti nella caserma del penitenziario ha riportato la situazione alla normalità. «Era comunque qualcosa di organizzato – denuncia Capece – visto che sono stati rinvenuti bastoni e coltelli artigianali». Per il Sappe «le manifestazioni di solidarietà e sostegno al gruppo islamista dell’Isis da parte dei detenuti arabi sono inquietanti e preoccupanti».
Al ministro della giustizia Andrea Orlando e al capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo il sindacato chiede «urgenti provvedimenti a tutela dei poliziotti penitenziari che lavorano nella Casa di Reclusione di Padova e della stessa vivibilità nella struttura detentiva». Si ricorda peraltro che «indagini condotte negli istituti penitenziari di alcuni Paesi europei, tra cui Italia, Francia e Regno Unito, hanno rivelato l’esistenza di allarmanti fenomeni legati al radicalismo islamico, che il Sappe ha denunciato in diverse occasioni». Il ferimento di ieri, sottolinea Capece, segue gli episodi delle scorse settimane «che hanno visto poliziotti aggrediti e il rinvenimento di più telefoni cellulari nelle celle della Casa di reclusione patavina».
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Ulpa: “Sono quattro gli agenti feriti”. Sarebbe avvenuta per «ragioni al momento ignote» la lite tra detenuti nel carcere di Padova che ha determinato l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria. Lo sostiene la Uilpa Penitenziari, precisando che il bilancio degli scontro è di quattro agenti feriti: uno ha un braccio rotto e un secondo alcune costole incrinate. Entrambi si trovano ricoverati in ospedale, mentre altri due sono stati dimessi con una prognosi di 10 giorni. Il fatto è avvenuto nel quarto piano, dove le celle sono aperte e i detenuti liberi di girare all’interno della sezione. «In pratica è successo che per l’intervento del personale – dichiara Leonardo Angiulli, segretario regionale Uil Penitenziari – invece che calmare gli animi ha determinato una grave reazione dei confronti di essi stessi e a farne le spese sono stati quattro poliziotti che hanno riportato gravi conseguenze».
Sappe: “C’è anche un’altra aggressione”. In mattinata il Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria, ha fatto sapere che un detenuto di origine rumena armato di taglierino ha aggredito una guardia carceraria. La lama ha tagliato solo la divisa dell’agente, senza ferirlo. «Stavano spostando uno degli autori dell’aggressione di ieri – ha spiegato il responsabile del Sappe, Giovanni Vona – ma nel tragitto questo ha estratto una lametta e ha aggredito la scorta».
Per immobilizzarlo, racconta, «è stato necessario uno sforzo mai visto». «È evidente a questo punto – accusa il Sappe – che i vertici stanno sottovalutando la situazione. Anche oggi si è sfiorato l’ennesima lesione grave ai danni dell’agente. Il timore a questo punto è che ci siano diverse regie dietro a queste aggressioni»
I problemi del carcere Due Palazzi. Non è un periodo sereno per il Due Palazzi, al centro di un’inchiesta giudiziaria che, nel giugno scorso, ha provocato l’arresto di 15 persone, tra cui sei agenti di polizia penitenziaria, per un totale di 31 indagati . Un’inchiesta – coordinata dal pubblico ministero padovano Sergio Dini – che ha svelato come le celle di una sezione fossero permeabili a tutto (o quasi): dalla droga, alle chiavette usb, dai cellulari alle schede sim. Ha scritto il gip Mariella Fino nell’ordinanza di custodia cautelare che, in particolare nel quinto blocco, s’era instaurata «una spregiudicata complicità tra i vari agenti indagati dediti all’acquisto e al consumo di stupefacenti… privi di qualsiasi senso del dovere» e alcuni detenuti. I sindacati di categoria della polizia penitenziaria hanno denunciato tante volte la difficile situazione in cui si trovano a lavorare tra carenze di personale e strutture sovraffollate.