Sakineh è libera!

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Sakineh è un caso umano che ha mobilitato il mondo e in Italia soprattutto, ove per mesi la sua immagine è stata accanto ai portali di amministrazioni Regionali, Comunali e anche di Province e municipalità.

La donna iraniana, nata a Theran nel 1967, fu condannata a morte dal tribunale per adulterio e partecipazione all’omicidio di suo marito. Il suo caso fu adottato da tute le più importanti associazioni umanitarie, e ha fatto breccia nel cuore di molti organi di stampa occidentali. L’accusa contro di le non è stata mai dimostrata, anche se esiste una confessione, peraltro andata in onda anche nei telegiornali Iraniani, ma più volte l’avvocato di Sakineh ha dichiarato di non credere molto a quella confessione perché per due giorni la sua assistita fu torturata per potere appunto rendere pubblica la confessione.

Il mondo ha preferito credere alle parole del legale, e l’Iran stava davvero soffocando dalle proteste di palazzo e di piazza che arrivavano da tutto il mondo. L’Iran non è riuscito a dimostrare la colpevolezza della donna, diventata ormai simbolo, e considerato il clamore che la morte della donna avrebbe provocato si preferì prendere tempo. Ma intanto a Sakineh le pene procedevano, cento frustate per il tradimento in attesa di subire una delle morti più dure ed umilianti, la lapidazione, è la condanna prevista per quel genere di reati. Ma dopo un po’ di tempo per Sakineh qualche cosa si muoveva, già le fu “addolcito” il modo di morire, invece della lapidazione, l’impiccagione in carcere, ma nonostante questa leggera concessione il mondo continuò a gridare per la sua libertà, passa altro tempo e avviene per Sakineh il gesto di clemenza che le salva la vita, il gesto non viene ne dallo stato ne dal tribunale, ma dalla famiglia del marito ucciso. La famiglia del assassinato decide di perdonare la donna, per il codice coranico è un passo essenziale per salvare la vita di un condannato, per Sakineh si riapre di nuovo la porta della vita, ma restano chiuse quelle del carcere, pena di morte commutata in dieci anni di carcere, e oggi la notizia della grazia.

Sakineh sembra che già oggi abbia rilasciato i suoi primi commenti, già pochi attimi dopo la libertà, si è detta provata ma felice di poter riabbracciare i figli e progettare il futuro, ma è anche molto arrabbiata con organi di stampa che a suo dire invece di proteggerla l’avrebbero danneggiata. Probabile, anzi certo che la stanchezza e un crollo mentale si sia abbattuto su Sakineh, la piccola donna iraniana che ha sfidato e vinto una battaglia contro l’oscurantismo religioso, contro la violenza e che è riuscita a fermare la mano dei boia del popolo.

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