Un detenuto in attesa di giudizio si è suicidato nel carcere milanese Opera: lo ha comunicato il Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. L’uomo, cinquant’anni, originario dell’Es Europa, era in attesa di giudizio per omicidio e lesioni ed era recluso nel primo padiglione del carcere. E’ stato trovato nella propria cella dall’agente di polizia penitenziaria di turno, durante il giro di routine nella sezione. Immediati i soccorsi, ma il detenuto si era ferito colpendo parti vitali e il medico del carcere non ha potuto che constatare.
“Nulla – rimarca Donato Capece, segretario generale del Sappe – faceva presagire il gesto del detenuto, che aveva sempre tenuto un comportamento corretto sia nei confronti degli altri detenuti sia del personale di polizia penitenziaria. Purtroppo, nonostante il costante lavoro svolto dalla polizia penitenziaria, con le criticità che l’affliggono, non si è riusciti a evitare il suicido”.
Capece ricorda che “negli ultimi vent’anni gli agenti della penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 16mila tentati suicidi e impedito che quasi 113mila atti di autolesionismo potessero avere conseguenze drammatiche”. E ribadisce le criticità delle carceri italiane: “Nei 206 penitenziari del paese il sovraffollamento ha raggiunto livelli patologici. Il nostro organico è sotto di 7mila unità. La spending review e la legge di stabilità hanno cancellato le assunzioni, nonostante l’età media dei poliziotti si aggiri sui 37 anni. Altissima, considerato il lavoro usurante che svolgiamo”.