Una fotografia aggiornata della casa circondariale di via Sanquirico. Dovrà farla il professor Giorgio Bertazzini, neo garante per i diritti delle persone limitate nella libertà personale, che venerdì 31 maggio ha incontrato i rappresentanti istituzionali della Brianza che lavorano a contatto con la realtà del carcere e ha esposto le linee guida del suo mandato. In un mondo che, per una sentenza della corte di giustizia europea, entro l’anno dovrà cambiare, soprattutto in termini di sovraffollamento e quindi di dignità, istruzione, lavoro e reinserimento sociale.
In questa direzione a giugno la Provincia lancerà due nuovi progetti per l’inserimento lavorativo degli ex detenuti.
Con “Responsabilità civica di impresa”, le imprese e le cooperative sociali che assumeranno ex detenuti con contratti a tempo determinato e indeterminato, potranno ricevere l’erogazione di una dote del valore complessivo massimo pari a 3mila euro per una somma complessiva 60mila euro.
Con “Azioni di sostegno all’occupazione di soggetti svantaggiati”, riceveranno incentivi fino ad un massimo di 8mila le imprese della Brianza che si impegneranno ad assumere soggetti svantaggiati, in particolare disoccupati di età superiore ai 50 anni oppure lavoratori capifamiglia con figli minori a carico (nuclei monoparentali). Il budget complessivo per questo progetto è fissato in 150mila euro.
Nelle scorse settimane Giorgio Bertazzini ha ascoltato tutti coloro che ruotano attorno alla comunità di via Sanquirico, dalla direttrice ai volontari e i reclusi.
«Il sovraffollamento – aveva commentato – è il problema dei problemi. Non a caso si dice che si è oltrepassata la soglia della tollerabilità: in Italia ci sono circa 67.000 detenuti per 45.000 posti e, per aggirare la norma, si è fissato a 60.000 il livello di tollerabilità. Siamo, quindi, di fronte a una doppia illegalità».
Bertazzini non parte da zero: si è occupato della struttura monzese dal 2006 al 2010, quando era garante della Provincia di Milano, la prima a istituire questa figura.
«Conosco le sue peculiarità – aggiunge – quello brianzolo è l’istituto più piccolo tra quelli che seguivo, non ha niente a che vedere con i 1.600 carcerati di San Vittore e i 1.300 di Opera. Parecchi anni fa il continuo avvicendarsi di direttori ha causato difficoltà ad avviare alcuni progetti, poi però la situazione si è stabilizzata». Ora i problemi maggiori derivano quasi tutti dal sovraffollamento, acuito dall’inagibilità della palestra, del teatro e della cappella: «Dovremo – riflette Bertazzini – trovare una soluzione anche se in tempi di crisi non è facile parlare di investimenti. Allo stesso modo diventa difficile discutere della mancanza di lavoro per i detenuti quando le aziende chiudono ovunque».
Nel suo monitoraggio dovrebbe essere favorito dalle normative recenti: «Dal 2009 il Garante – precisa a questo proposito – èuna figura riconosciuta dalla legge mentre prima era equiparato a un volontario. Questo consente di entrare nelle strutture, di effettuare ispezioni a sorpresa e di incontrare i singoli detenuti e non solo le loro delegazioni. A Milano ogni quindici giorni vedevo una media di 5-7 carcerati». Le loro segnalazioni avevano molte cose in comune a partire dalla impossibilità di vivere dignitosamente in tre o più in celle destinate a due persone.