Myanmar: verso la liberazione dei dissidenti

cordatesaQuesta misura, ha però sottolineato il capo dello Stato, sarà parte di una serie di riforme politiche e sarà motivata dall’esigenza di una “riconciliazione nazionale”. Il governo a questo proposito ha formato un comitato che si occuperà di studiare tutti i casi di detenuti non condannati per attività criminali con l’obiettivo, confermato dal presidente in un messaggio radiofonico, “di liberare presto tutti i prigionieri di coscienza”. Sarebbero circa 200 gli attivisti ancora in carcere, alcuni condannati a lunghe pene detentive. Il governo civile, che da due anni ha sostituito il regime militare ma che resta sotto una concreta influenza delle Forze armate, non li ha ancora rimessi in libertà nonostante l’impegno del movimento democratico dell’ex Birmania e la pressione internazionale.

Sebbene siano stati centinaia i prigionieri di coscienza liberati dall’inizio della presidenza di Thein Sein nel marzo 2011 e dall’avvio delle riforme, il loro ruolo in tempi recenti è stato particolarmente funzionale alle scelte del governo. Sono stati una ventina i detenuti liberati in maggio prima della visita di Thein Sein a Washington; altri prigionieri sono stati scarcerati il 23 aprile, all’indomani della fine delle sanzioni imposte dall’Unione Europea.

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