Un giovane di Ventimiglia è morto in circostanze misteriose nello stesso carcere di Grasse, in Costa Azzurra, dove tre anni fa morì, in circostanze drammatiche, un altro italiano, vicenda per la quale sono stati incriminati tre sanitari della struttura.
Ora un nuovo episodio. Il giovane morto si chiama Claudio Faraldi, aveva 29 anni e viveva a Ventimiglia. Aveva precedenti per furti ed era un tossicodipendente. Il suo legale, l’avvocato Lorenzo Rovere di Sanremo, nel 2010 era riuscito a farlo entrare nella comunità di San Patrignano per la terapia di disintossicazione ma Claudio era scappato dopo alcuni mesi. Frequentava spesso al Costa Azzurra anche perché la madre è francese.
Sei mesi fa era stato arrestato e condannato a 5 anni di reclusione per una rapina commessa in Francia. Era finito in carcere a Grasse. Mercoledì i suoi famigliari hanno ricevuto nella casa di Ventimiglia la drammatica notizia. Due giorni dopo la morte del ragazzo, solo una laconica comunicazione: vostro figlio è morto per “arresto cardiaco”. Nulla più e nessun’altra informazione.
Il papà della vittima, Giancarlo, vuole vederci chiaro e lancia un appello: “Fatemi vedere mio figlio, prima dell’autopsia. Non credo che l’abbia ucciso un attacco di cuore. Era giovane e in buona salute. E mi domando se, in caso di malore, sia stato assistito a dovere”.
Ora le autorità diplomatiche italiane dovranno occuparsi del trasferimento della salma ma anche di accertare le cause della morte e le circostanze.
Per la morte di Daniele Franceschi, 36 anni, trovato esanime nella cella del carcere di Grasse il 25 agosto 2010, il giudice istruttore incriminò per omicidio involontario un medico e due infermieri della prigione in Provenza. A causare il decesso, secondo la perizia medico-legale, fu un problema cardiaco non curato, quasi certamente un infarto.
E questo nonostante Franceschi da due giorni lamentasse dolori al petto e fosse stato per questo visitato.
Cira Antignano, la mamma di Daniele, è sempre stata convinta che sulla morte del figlio, finito in carcere per una carta di credito falsa usata nel casinò di Cannes, le autorità del carcere nascondessero qualcosa. Organizzò marce, protestò davanti ai cancelli dell’Eliseo, si rifiutò di mangiare per giorni per chiedere giustizia.