Caso Uva; chiuse indagini sui Carabinieri, ma l’indagata è la sorella di Giuseppe

343345_5467105_gnx0063502_17170204_mediumLuigi Manconi (A Buon Diritto): “Se Lucia è colpevole, allora mi dichiaro corresponsabile” Lucia Uva, sorella di Giuseppe morto a Varese il 14 giugno 2008, è indagata per diffamazione insieme a Mauro Casciari delle “Iene” e Asl direttore di Italia Uno Luca Tiraboschi.

In un’intervista rilasciata nel 2011, Lucia ha affermato che nella caserma dei carabinieri dove il fratello Giuseppe ha perso la vita furono compiute violenze ai suoi danni, e anche una violenza sessuale. Lucia è anche indagata per avere scritto il nome dei carabinieri sulla sua pagina Facebook, chiamandoli “assassini”. “Ho ricevuto l’avviso di garanzia – ha detto Lucia. Sono indagata solo perché ho detto la verità. Continuo a chiedere che venga riaperto il caso per fare chiarezza su quello che è successo quella notte”.
La procura di Varese ha chiuso ieri l’inchiesta bis per accertare se Giuseppe è stato picchiato prima di morire in un letto dell’ospedale della città lombarda. Il Pm Agostino Abate sostiene che i carabinieri e i poliziotti si sono comportati correttamente e non praticarono alcuna violenza, confermando così l’esito della prima inchiesta. La testimonianza di Alberto Biggioero, l’amico di Giuseppe anche lui fermato quella notte, non è stata considerata attendibile.
Ne udì le urla ma non vide la scena del pestaggio, dato che era in un’altra stanza della caserma. La conclusione della procura smentisce tutte le attese della famiglia Uva e di tutti coloro che l’hanno sostenuta: l’avvocato Fabio Anselmo, che difende anche la famiglia Aldrovandi e la famiglia Cucchi, l’associazione “A buon diritto” del senatore Pd Luigi Manconi e “Antigone”.
“Il fascicolo relativo a questa vicenda tragica – ha detto Manconi – resta tenacemente e immotivamente chiuso, mentre il pm che ne è titolare denuncia la sorella della vittima. Ma se Lucia è colpevole, io che seguo da anni la vicenda mi dichiaro corresponsabile e correo”. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Questo provvedimento contro la famiglia della vittima era urgente. Invece l’indagine disposta dal giudice su quanto successo in quella caserma a Giuseppe 4 anni fa rimane chiusa nella scrivania del pm e fra poco sarà troppo tardi e cadrà in prescrizione”.

Fonte: il manifesto


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