Puntuale quanto il Governo non riesce a essere, arriva il terzo libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi promosso da Antigone, CNCA, Forum droghe e Società della ragione, con l’adesione di Magistratura democratica e Unione camere penali. In attesa che il Dipartimento Antidroga dia i numeri al Parlamento, come da obbligo legislativo, il Libro bianco delle associazioni e dei movimenti per i diritti offre a chi abbia orecchie per intendere il quadro dei problemi della legislazione antidroga e le necessità di intervento. Continua la mattanza dei consumatori e dei piccoli spacciatori di sostanze stupefacenti, destinatari della gran parte degli interventi sanzionatori e penali previsti dalla legge. Viaggiano verso i 50mila l’anno i consumatori segnalati al Prefetto dalle forze dell’ordine, tre quarti dei quali sono segnalati per il mero possesso di un solo spinello. Più di 16mila sono i consumatori destinatari di sanzioni amministrative, raddoppiate nel giro di pochi anni. Aumentano le denunce penali per detenzione di droghe, in buona parte (il 41%) per detenzione di derivati della cannabis, e così i sequestri: indirizzati prevalentemente verso hashish e marijuana. In totale, nel 2011, sono state sequestrate più di mezzo milione di piante di canapa. Inevitabilmente, gli ingressi in carcere per detenzione di droghe fanno la parte del leone nell’ingolfamento delle patrie galere: 22.677 su 68.411 nel 2011, il 33,15% del totale. Tra i presenti in carcere al 17.11.2011, il 42,21% del totale ha tra i capi di imputazione o di esecuzione penale la violazione della legge sulla droga. Intanto, restano al palo le misure alternative alla detenzione e, in particolare, l’affidamento in prova per tossicodipendenti viene concesso sempre più facilmente dal carcere che dalla libertà, come se l’assaggio di carcere sia necessario alla definizione di un programma terapeutico per i tossicodipendenti. Se questo è il quadro, non si può che ribadire il fallimento della legislazione italiana sulle droghe e, in particolare, della sua torsione repressivo-autoritaria voluta dalla destra sei anni fa. La presunzione di spaccio oltre un determinato quantitativo di principio attivo detenuto, la parificazione del trattamento sanzionatorio di tutte le droghe illecite e l’innalzamento dei limiti di pena si sono mangiati la carota delle alternative alla detenzione, che secondo Fini e Giovanardi avrebbero dovuto “salvare” i tossicodipendenti “buoni” dal carcere “cattivo”. Non era vero niente: chi prima, chi dopo, i consumatori di strada, quelli non protetti da solide mura domestiche e buone relazioni sociali, prima o poi in galera ci vanno e assai più difficilmente ne escono per una misura alternativa. Da questa semplice verità discendono due indicazioni politiche urgenti: 1. Non si affronta e non si risolve il problema del carcere in Italia (il sovraffollamento, le condizioni di vita, la tutela della salute, ecc.) se non si riforma la legge sulla droga nel senso di una radicale depenalizzazione del consumo; 2. Non si contrasta il potere delle organizzazioni criminali che dominano il mercato delle droghe illegali se non se ne restringe il campo d’azione attraverso forme progressive di legalizzazione delle sostanze stupefacenti, come hanno recentemente ribadito Roberto Saviano e Umberto Veronesi.
Dal Manifesto 16/07/2012