Dati carcere 2011

Dal Rapporto annuale di Antigone e Ristretti:

Il quadro generale. Detenuti a quota 67.428, un terzo stranieri. Nel corso dell’anno 84.641 gli ingressi totali. Le donne recluse sono 2.877. Tempi duri per i lavoranti. Oltre 18 mila in misura alternativa. È un sistema penitenziario in affanno, stretto tra il sovraffollamento e le difficoltà finanziarie, quello descritto dall’ottavo rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione redatto dall’Osservatorio Antigone, dall’emblematico titolo “Le prigioni malate” (Edizioni dell’asino), presentato questa mattina.

La popolazione detenuta. Al 30 settembre 2011 erano 67.428 i detenuti reclusi nei 206 istituti di pena italiani, a fronte di una capienza regolamentare di 45.817 posti. Nel corso del 2010 sono stati 84.641 gli ingressi totali, di cui 6.426 di donne e 37.298 di stranieri. La componente femminile resta minima rispetto al totale della popolazione reclusa (2.877, di cui 1.182 straniere). Per 53 donne detenute e i loro figli (54 bambini) hanno funzionato 17 asili. Nel complesso, i detenuti non italiani sono poco meno di un terzo (24.401). Di questi, il 20,2% viene dal Marocco, il 14,8% dalla Romania, il 13,1% dalla Tunisia, l’11,2% dalla Albania. Delle detenute straniere presenti il 22,6% viene dalla Romania, il 15,9% dalla Nigeria. Al 30 giugno 2011 la fascia d’età più rappresentata era quella compresa tra i 30 e i 35 anni (11.594), seguita da quella compresa tra i 35 e 39 (10.835), 547 gli ultrasettantenni. Inoltre, 1.647 erano i detenuti in possesso di una laurea, 22.117 quelli con la licenza di scuola media inferiore, 789 gli analfabeti.

Tipo e durata delle condanne. I detenuti con condanna definitiva sono in tutto 37.213. Nella precedente rilevazione di giugno 2011 erano 37.376, di cui il 6,7% in carcere per condanne fino a un anno e il 28,5% fino a tre anni. Inoltre, tra i definitivi il 26,9% aveva un residuo di pena fino a un anno, il 61,5% fino a tre anni. Nel mese di settembre le persone recluse in attesa di primo giudizio erano 14.639 e i detenuti imputati 28.564. Gli internati 1.572. Al 30 giugno erano 32.991 le persone ristrette per reati contro il patrimonio, 28.092 per reati previsti dalla legge sulle droghe, 6.438 per associazione di stampo mafioso, 1.149 per reati legati alla prostituzione.

Svuota carceri e misure alternative. La cosiddetta legge “svuota carceri” (ex l. 199/2010) al 31 maggio aveva aperto le porte del carcere a 3.446 persone. Per quanto riguarda le misure alternative, al 30 settembre 2011 ne beneficiavano in 18.391, di cui 9.449 in affidamento in prova ai servizi sociali, 887 in semilibertà e 8.055 in detenzione domiciliare. La rilevazione di giugno dimostra che lo 0,46% delle persone in misura alternativa ha commesso reato nel frattempo.

Carcere e lavoro. In base ai dati di fine giugno lavoravano in carcere 13.765 persone, il 20,4% della popolazione detenuta. Tra questi, 11.508 erano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e 2.257 per datori di lavoro esterni. Antigone registra il brusco calo del budget per la remunerazione dei lavoranti: dal 2006 al 2011 è sceso di 21.735.793 euro. Per il 2011 lo stanziamento è stato di 49.664.207, nonostante i detenuti siano aumentati di oltre 15 mila unità. Altre brutte notizie, nel frattempo, sono arrivate: gli incentivi alle assunzioni di detenuti in esecuzione penale all’interno degli istituti, previsti dalla legge “Smuraglia” (n. 193/2000), per l’anno in corso non sono operativi da giugno per esaurimento del budget a disposizione per la copertura dei benefici fiscali. Una notizia, questa, che ha suscitato forti reazioni e polemiche, tanto da spingere il Dap a impegnarsi a trovare la copertura almeno fino alla fine dell’anno. Ma è ancora tutto in forse.

La mappa del sovraffollamento: maglia nera al carcere di Lamezia Terme (303%)

La Puglia è la regione più sovraffollata (183%), mentre in Trentino Alto Adige i detenuti sono meno dei posti disponibili. Sotto controllo la situazione in Sardegna e Basilicata.
Non migliora la situazione del sovraffollamento nelle carceri italiane. Le stime di Antigone parlano ancora di detenuti in eccesso rispetto alla capienza regolamentare (67.428 persone, 45.817 posti). Il carcere in assoluto più sovraffollato è quello di Lamezia Terme, il cui indice di affollamento raggiunge quota 303% (rilevazione al 30 giugno). A fronte di una capienza di 30 posti, sono 91 i reclusi, di cui 39 stranieri.

Brescia “Canton Monello” è al secondo posto, con un indice del 258% (206 posti, 532 detenuti), seguito dal 253% di Busto Arsizio (167 posti, 423 reclusi). Valori di poco inferiori sono quelli del carcere di Varese (247%, con 131 detenuti per una capienza di 53) e di Piazza Armerina (240 (108 reclusi, 45 posti). Non va meglio a Pozzuoli (236%) e Bologna (235%), così come a Vicenza (234%) e San Vittore (230%). Ma la lista del disagio penitenziario è lunga e non fa sconti.

Le regioni più affollate. Parallelamente, Antigone fa anche il punto sulle regioni più sovraffollate. Il primo posto va alla Puglia, con un indice di sovraffollamento del 183% (11 istituti, una capienza di 2.458 posti e una popolazione reclusa che arriva a quota 4.486). Segue l’Emilia Romagna con un 171%: 13 carceri, 2.394 posti, 4.089 reclusi. La Lombardia guadagna un 169% (19 istituti, capienza di 5.652 e 9.559 detenuti. Al quarto posto la Calabria (165%), al quinto il Friuli Venezia Giulia (164%) e in sesta posizione il Veneto (162%). In Trentino Alto Adige invece il sovraffollamento non è arrivato: con il suo indice del 65% la provincia autonoma si posiziona all’ultimo posto della lista: nei due istituti ci sono 520 posti disponibili, ma sono 340 i detenuti.

Le meno gravi. La situazione non è grave in Sardegna, dove in 12 istituti sono garantiti 1.981 posti e i detenuti sono 2.012 (102%). Anche la Basilicata tiene: nei suoi tre istituti ci sono 482 detenuti, mentre i posti sono 440 (110%).

Il confronto con l’estero. Record sovraffollamento e ritardo nelle misure alternative: impietoso confronto europeo. Buoni i dati sul tasso di criminalità, ma va male per quota di detenuti senza sentenza definitiva e per la percentuale di stranieri. Il sovraffollamento italiano non ha pari in Europa, a eccezione della Serbia. Lo dice l’ultima rilevazione di “Space I”: al 1° settembre 2009 il tasso di sovraffollamento in Italia era del 148,2% e rappresentava un record assoluto in Europa, superato solo dalla Serbia (157,9%). In Francia il tasso era del 123,3%, in Germania del 92%, in Spagna 141%, nel Regno Unito del 98,6%, mentre la media europea era del 98,4%.

Tassi di criminalità. Va meglio per quanto riguarda i tassi di criminalità registrati da Eurostat: l’Italia, con 4.545 reati registrati ogni 100 mila abitanti, precede Spagna e Francia, rispettivamente a quota 5.147 e 5.559. Germania e Regno Unito presentano tassi di criminalità più elevati, rispettivamente 8.481 e 7.436.

Stranieri nelle celle. L’Italia si colloca sopra la media anche per presenze straniere negli istituti penitenziari: sempre secondo “Space I” gli stranieri nelle carceri francesi erano il 18,1%, in quelle tedesche il 26,4%, in quelle spagnole il 34,6%, in quelle britanniche il 12,6%, mentre in Italia erano il 37%.

Senza sentenza definitiva. Duro anche il confronto per il numero di detenuti senza sentenza definitiva: in Francia erano il 23,5% dei reclusi, in Germania il 16,2%, in Spagna il 20,8%, nel Regno Unito il 16,7%, mentre la percentuale italiana era del 50,7%.

Reati legati alla droga.
Il nostro Paese spicca anche per la quota di persone condannate per reati previsti dalla legge sulle droghe. Al 1° settembre 2009 tra i definitivi in Francia il dato era del 14,5%, in Germania del 15,1%, in Spagna del 26,2%, nel Regno Unito del 15,4%. Alla stessa data la percentuale in Italia era del 36,9%.

Le alternative al carcere.
Grande distacco anche in materia di misure alternative: i beneficiari sono stati in Francia 123.349, in Germania quasi 120 mila, in Spagna 111.994, in Inghilterra e Galles 197.101, in Italia 13.383.

A macchia di leopardo: Tribunale che vai… C’è unanimità solo per gli affidamenti in prova ai servizi sociali. Basse percentuali per i domiciliari, a eccezione di Venezia. Irrigidimento sul fronte semilibertà. In ordine sparso, così procedono i tribunali di sorveglianza italiani nella concessione o meno delle misure alternative. Nel suo ottavo rapporto Antigone mette i luce la diversa propensione all’autorizzazione di misure quali l’affidamento in prova, la semilibertà, la detenzione domiciliare nelle diverse sedi di giustizia italiane.

La forbice delle disponibilità. Secondo quanto emerso dall’indagine esplorativa, per l’affidamento in prova ai servizi la forbice nelle percentuali di accoglimento delle istanze è ampia: va dal minimo dell’11,58% di Napoli al massimo del 39,43% di Milano. Tra i tribunali con gli indici meno elevati Antigone segnala Venezia (14,5%) e Torino (14,43%), mentre tra quelli con gli indici più elevati evidenzia Perugia (31,6%).

Affidamento terapeutico. La misura alternativa con le maggiori possibilità di successo è in generale l’affidamento terapeutico: 7 dei 9 tribunali indagati presentano tassi di accoglimento superiori al 30%. A Milano e a Venezia la percentuale arriva quasi al 50%. All’ultimo posto invece si piazza Napoli, con l’8,4%, ma non spicca neanche L’Aquila (16,04%).

Detenzione domiciliare.
Meno disomogenea è la concessione della detenzione domiciliare, che incontra una generale tendenza alla prudenza, con percentuali di accoglimenti che non superano mai il 25%. Si va dal 14,96% di Napoli e al 25,7% di Roma. In controtendenza solo Venezia, con il 49,63%.

La semilibertà. Intanto, sul fronte della semilibertà si deve fare i conti con un irrigidimento: il tribunale con la percentuale più elevata è Perugia con il 20,75%. Tra gli altri, Venezia raggiunge quota 18,44% e ancor più bassi sono i valori di Milano (5,67%), Napoli (8,25%), Roma (8,76%) e Torino (8,82%).

Come interpretare i dati. Due le interpretazioni possibili di fronte a questi dati: “In primo luogo – scrive Antigone nel rapporto – ad eccezione degli affidamenti terapeutici, c’è una tendenza a un atteggiamento prudente da parte della magistratura di sorveglianza che merita un momento di riflessione e di ulteriore analisi”. In secondo luogo, i risultati parlano di una “giurisprudenza a macchia di leopardo”. Se in alcuni tribunali si riesce a “limitare l’impatto delle famigerate leggi Ammazza – Gozzini”, altrove si tenta di “aggravarne gli effetti in senso restrittivo”. A determinare le differenze territoriali sembra essere soprattutto “l’elemento culturale locale”.

“Non riusciamo a pagare le bollette”. Ad inizio anno giudiziario la relazione ministeriale ammetteva tutte le difficoltà. Antigone: “Sicuri che non ci sia destinazione migliore per i 600 milioni di euro del piano carceri?” La vera emergenza per le carceri italiane è la scarsità di risorse. Solo ieri, 27 ottobre, il provveditore dell’amministrazione penitenziaria in Toscana, Maria Pia Giuffrida, avvisava che “non abbiamo più nemmeno i soldi per pagare il riscaldamento: per ora stiamo chiedendo aiuto alle ditte fornitrici. Qualcuna però ha già tagliato il servizio”. È quanto mai attuale, quindi, il quadro della situazione tratteggiato nell’ottavo rapporto Antigone, nel quale si descrive un sistema in affanno, a un passo dal collasso.

Debiti per 120 milioni. D’altro canto lo aveva annunciato la relazione del ministero sull’amministrazione della giustizia, pronunciata a inizio anno giudiziario 2011 e citata da Antigone. Già in quella sede si parlava di un’esposizione finanziaria “di oltre 120 milioni di euro nei confronti delle aziende e dei fornitori di beni e servizi essenziali al mantenimento e all’assistenza delle persone detenute”. Per far fronte a tutti i costi l’unica soluzione è “l’artificioso rinvio delle liquidazioni da un esercizio all’altro. Non senza il ricorrente rischio di interruzione delle forniture da parte delle aziende erogatrici”. In particolare, per il capitolo di bilancio relativo alle spese di mantenimento e di pulizia sono stati stanziati 30 milioni di euro nel 2010, “valore ben inferiore rispetto a un fabbisogno stimato in circa 90 – 100 milioni di euro” come si indicava ella relazione. Per il 2011 le risorse previste erano di 42 milioni e 600 mila euro. “In questo modo oltre al resto sul bilancio gravano anche gli interessi moratori sempre più cospicui”.

L’endemica carenza di personale. Il sistema, intanto, deve fare i conti anche con un personale in numero insufficiente: i magistrati di sorveglianza sono 193 anziché 208. La pianta organica della polizia penitenziaria prevede 45.109 unità, mentre l’attuale organico è fermo a quota 39.232. Dovrebbero esserci 1.331 educatori e 1.507 assistenti sociali, mentre nel 2010 ne risultavano in servizio rispettivamente 1.031 e 1.105.

La Cassa (vuota) delle ammende: il tesoretto scippato.
La cassa svuotata per l’emergenza carceraria: 100 milioni tolti al  recupero dei detenuti e convogliati in nuove carceri, per costruire le quali – secondo il Piano – si dovrebbero spendere 600 milioni. Costruire altre carceri non è la soluzione, dice il nuovo rapporto Antigone, che denuncia un uso distorto delle risorse a disposizione. Oggetto di attenzione e preoccupazione è la “Cassa delle ammende”, originariamente nata per finanziare i progetti di riabilitazione dei detenuti, ma di cui oggi si fa un uso ben diverso. Sui due conti che la compongono, quello depositi e quello patrimoniale, si trovavano fino a poco tempo fa oltre 150 milioni di euro. Soldi che arrivano dalle ammende, da sanzioni pecuniarie che il giudice impone al condannato, ma anche dai proventi delle manifatture realizzate dai detenuti o da versamenti cauzionali.

Solo scelte arbitrarie.
La scelta dei progetti da finanziare, in capo al Dap e a un delegato del ministero del Tesoro, “avviene nel più completo arbitrio, denuncia Antigone. Se ciò è accettabile qualora i richiedenti siano soggetti pubblici è invece inaccettabile qualora siano soggetti privati”. Oltre all’arbitrarietà della gestione, il problema è che di soldi, oggi, in quella cassa ce ne sono pochi. È colpa dell’emergenza sovraffollamento: il decreto “mille proroghe” ha stabilito che per affrontare la situazione “i fondi disponibili nella Casa delle ammende possono venire utilizzati anche progetti di edilizia penitenziaria”. E così il “tesoretto” scivola via: 100 milioni sono stati vincolati all’edilizia carceraria, mentre gli altri 500 milioni necessari al piano carceri sono stati previsti dalla finanziaria 2010. Tra questo e la liquidazione di alcuni progetti approvati, oggi la cassa dispone di 22 milioni. Togliendo altri 10 milioni di euro per la manutenzione degli istituti da gennaio a settembre 2011, rimane ben poco per i progetti di recupero sociale.

Il sovraffollamento però rimarrà. Il problema, tra l’altro, è che anche con le nuove carceri il sovraffollamento non cesserà. Entro la fine del 2012 arriveranno 11 nuovi istituti e 20 padiglioni per un totale di 9.150 posti e un importo di 661 milioni di euro. Ma i posti mancanti sono molti di più, per l’esattezza 21.600.

Le carceri fantasma. A tutto questo Antigone aggiunge “un’altra perplessità”, relativa alle carceri fantasma, “ossia a tutti quegli istituti penitenziari che negli ultimi 20 anni e più (circa 40) sono stati costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, ma inutilizzati, sotto – utilizzati o in totale d’abbandono”. Quindi l’amarezza: “Anziché varare un nuovo piano carceri non poteva essere più utile e meno costoso, a seconda dei casi, ultimare, mandare a pieno regime questi istituti o adattarli alle nuove necessità?”.


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