VENEZIA – Una proposta di legge, provocatoria ma giustificata da molti recenti avvenimenti, viene dal Consiglio regionale veneto: punire con il carcere da 4 a 8 anni chi, nel corso di una manifestazione, provoca lesioni a un pubblico ufficiale anche con il lancio di oggetti, pericolosi o atti ad offendere. La reclusione passa da 5 a 12 anni se i fatti vengono commessi durante una manifestazione non autorizzata. E se dal fatto commesso deriva la morte, non voluta, del pubblico ufficiale, la pena viene aumentata di due terzi, fino ad arrivare all’ergastolo nel caso in cui la morte sia causata volontariamente.
Questa, in sostanza, la proposta di legge d’iniziativa del Consiglio regionale del Veneto che punta
all’introduzione nel codice penale del delitto di terrorismo tramite la piazza.
L’iniziativa, presentata alla Camera il 10 ottobre, prende spunto da alcuni fatti di cronaca, come la guerriglia ingaggiata dai black bloc al Brennero il 7 maggio 2016 o il corteo anti-Renzi a Napoli del 6
aprile dello stesso anno, arrivando alla manifestazione contro l’Expo del 1° maggio 2015 a Milano e alla protesta dei centri sociali contro Salvini e la Lega che l’8 novembre 2015, a Bologna, portò al ferimento di 14 agenti tra poliziotti e carabinieri.
«Sembrano bollettini di guerra – affermano i consiglieri regionali promotori dell’iniziativa – e invece sono solo alcuni tra i più gravi (ma non i soli) fatti accaduti ai giorni nostri che inducono il
legislatore a prendere seri provvedimenti per arginare tali fenomeni non più accettabili. In un momento, quindi, di massima emergenza sicurezza in cui, soventemente, nelle manifestazioni che richiamano la maggiore risonanza mediatica si annidano criminali violenti che scendono in piazza con il solo intento di violentare le regole del vivere civile e la vita degli operatori delle forze di polizia, si legge nella pdl, la politica deve rispondere con fermezza e con strumenti normativi
idonei, perché questi atti di inaudita violenza non possono più essere ridotti a meri problemi di ordine pubblico».
I consiglieri regionali veneti ritengono perciò «che non bastino più le semplici parole di solidarietà nei confronti di poliziotti, carabinieri e finanzieri e delle forze di polizia in genere per il sacrificio, spesso troppo elevato, che quei servitori dello Stato pagano a fine di ogni evento particolarmente cruento» e con l’aggiunta di tre articoli al codice penale propongono l’istituzione del reato di
terrorismo tramite la piazza.
La legge prevede una punizione anche per chi istiga a commettere questa nuova fattispecie di reato. «Chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico, istiga a commettere il delitto di terrorismo tramite la piazza, se l’istigazione non è accolta ovvero se l’istigazione è accolta ma il delitto non è commesso, è punito con la reclusione da uno a sei anni», recita il testo della proposta di legge.
Immaginiamo la reazione di tutti coloro che, senatore Manconi e presidenta Boldrini in testa, seguiti da molti parlamentari Pd, hanno voluto l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura per colpire soprattutto le nostre forze dell’ordine. Si opporranno fieramente, proteggendo i bravi ragazzi che vanno in giro travisati, con bastoni, scudi, bombe molotov per colpire i tutori dell’ordine, sono giovani che sbagliano e che vanno tutelati, perbacco. Solo quelli di sinistra. Se sono di destra vanno cancellati e repressi come i monumenti di mussoliniana memoria.