L’ossessione per una donna l’aveva portato a tornare in carcere tre giorni fa. Il 28enne rumeno che ieri pomeriggio si è tolto la vita alla Dozza era accusato di stalking nei confronti di una 31enne rumena. Era già stato in carcere per averla minacciata e perseguitata e aveva finito di scontare la pena a dicembre. Ma lunedì pomeriggio la donna, una ex prostituta di cui l’uomo era follemente invaghito e con la quale aveva avuto una relazione,
ha chiamato la polizia dicendo che aveva ripreso a perseguitarla e che la aspettava fuori dal bar La Pioppa in via Marco Emilio Lepido.
Nelle ultime settimane, ha detto lei alla polizia, l’uomo le aveva già telefonato chiedendole un risarcimento per averlo fatto finire in prigione e sembra avesse creato dei profili Facebook falsi a nome di lei e del figlio di 11 anni. Dopo l’arresto il 28enne è stato portato al carcere della Dozza, dove ieri mattina il gip ha disposto la custodia in carcere. Ma, rientrato nel reparto dove i nuovi arrivati aspettano di essere destinati a una cella, si è impiccato nel bagno. Inutili sono stati i tentativi di rianimarlo.
Il pm Morena Plazzi ha aperto un fascicolo con l’ipotesi tecnica di istigazione al suicidio, per poter disporre l’autopsia. Il 28enne, V.M., non ha lasciato biglietti e a nessuno aveva dato l’impressione di volersi togliere la vita. «Non avrei mai immaginato potesse fare una cosa simile — racconta l’avvocato Antonio Mancino, legale del 28enne —. Era tranquillo, gli avevo spiegato che avremmo pensato a una strategia difensiva o al patteggiamento». L’uomo sapeva che le contestazioni a suo carico erano gravi e aveva capito perché il giudice ne aveva disposto la custodia in carcere ma aveva dato la sua versione dei fatti. «Non ero in quel bar per minacciarla — avrebbe detto durante l’interrogatorio —. È stato un caso, ho anche aspettato la polizia per spiegare le mie ragioni». Del fascicolo era titolare il pm Augusto Borghini.
«Credo che il gesto sia da collegare al sentimento ossessivo che lo legava a questa donna», commenta l’avvocato. Di sicuro il 28enne negli ultimi anni aveva preso di mira quella ex prostituta che, dopo aver venduto il suo corpo anche a lui, aveva deciso di cambiare vita. Ma lui non l’aveva accettato. Nel 2014 aveva avuto una diffida ad avvicinarsi a lei, a maggio 2015 era stato condannato e ar res tato per stalking. «Nel carcere di Bologna — ha commentato il segretario generale del Sappe Giovanni Battista Durante — i detenuti sono diminuiti di molto negli ultimi cinque anni, ma nonostante ciò permangono molti problemi legati alla carenza di personale di polizia penitenziaria e di altre figure professionali».