Venerdì 28 e sabato 29 novembre: due giornate contro il sistema carcerario, la sua brutalità, la sua normalità.
Abbiamo preso spunto da una vicenda resa nota da Maurizio Alfieri, detenuto nel carcere di Spoleto, il quale qualche settimana fa ci faceva giungere notizia dell’ennesimo omicidio di Stato, quello di un prigioniero che ha trovato la morte in carcere il 25 giugno 2013, presso la casa circondariale di Terni.
Abbiamo pensato fosse corretto non lasciare inascoltata la denuncia di Maurizio, che tra l’altro si è esposto in questa vicenda, come in altre, personalmente, facendo uscire anche in questa occasione i nomi e i cognomi dei diretti responsabili.
Ma di questa come di tutte le altre morti di chi si trova ostaggio dello Stato nelle sue prigioni, nelle sue caserme, nelle celle dei suoi tribunali, responsabile è l’intero sistema.
Venerdì pomeriggio ci siamo quindi recati presso la sede centrale del D.A.P. (dipartimento di amministrazione penitenziaria) a Roma, con l’intento di interrompere la routine del loro lavoro solitamente indisturbato.
Di fronte l’ingresso del palazzo, schierati in antisommossa un gruppuscolo di celerini (tre camionette e un defender) all’ordine di un nutrito numero di d.i.g.o.s., alle finestre quelli che forse si ritengono “semplici” impiegati… all’indirizzo di tutti questi signori il grido di ASSASSINI, ripetuto per quasi tre ore di fila, ed interrotto solo dalle voci amplificate di chi ha voluto rendere omaggio, con tutto il proprio odio, all’operato infame di questo ufficio.
Dal D.A.P., e dai suoi “semplici” impiegati, dipendono le vite dei detenuti e delle detenute, quindi, anche la loro morte. E tutto ciò che passa nel mezzo.
A differenza di come pure noi ci aspettassimo, l’iniziativa ha trovato un certo interesse anche in tanti di quelli che si sono trovati a passare di lì venerdì pomeriggio, e che magari ci passano tutti i giorni.
Storie di vita che si intrecciano, racconti inaspettati di vite recluse, ricordi di sofferenza e desideri di vendetta che non ci hanno fatto sentire soli/e di fronte a quel luogo ai vertici del sistema di repressione italiano. A ricordare a tutte/i quelle/i che passano lì di fronte che al D.A.P. lavorano degli ASSASSINI una scritta sul muro di cinta dal medesimo contenuto.
Sabato pomeriggio la direzione presa è stata quella all’indirizzo del carcere di Spoleto, dove Maurizio è detenuto, nella sezione di isolamento, a causa della sua insubordinazione.
La presenza davanti a questo istituto di pena in solidarietà con i detenuti è stata anche l’occasione per sostenere la protesta che nel settembre scorso aveva portato alla stesura di un documento sottoscritto da 77 detenuti di questo carcere per denunciare all’esterno le condizioni di vita a cui sono costretti ( per cui si consideravano “trattati peggio degli animali” ).
Sulla cancellata del carcere una battitura ha accompagnato tutto il presidio. Gli interventi all’amplificazione hanno ricevuto risposta da dentro, probabilmente anche dalle sezioni a regime di 41bis – il carcere duro in Italia- altamente popolate in questo carcere.
A conclusione del presidio i muri di Spoleto sono stati protagonisti di una gara di scritte che recitavano perlopiù:
FUOCO ALLE GALERE – SOLIDARIETA’ AI DETENUTI E ALLE DETENUTE IN LOTTA – CON MAURIZIO ALFIERI – NO AL 41BIS.
Alcuni/e nemici/che dell’autorità