Diffondiamo da Hurriya
Solidarietà con le persone LGBT d’Egitto!
Questo è un appello alla protesta!
Nelle due settimane passate, l’Egitto è stato testimone di un violento attacco contro le persone in base al loro orientamento sessuale e di genere. 57 persone sono state arrestate secondo quanto riportato da EIRP (Iniziativa egiziana per i diritti umani). 9 di loro sono state condannate al carcere, 35 saranno processate, 2 sono sotto indagine (Sarah Hijazi e Ahmed Alaa) e 11 sono detenute in posti ancora sconosciuti.
Quello a cui stiamo assistendo in Egitto è uno scenario continuo di violazioni di diritti umani da parte delle autorità militari fin dalla fine del 2013. È un’autorità che non rispetta la legge, la costituzione e ogni tipo di trattato internazionale. L’unica sua preoccupazione è di reprimere, opprimere e chiudere ogni spazio di libertà personale.
I governi stranieri di fronte a quanto sta accadendo si comportano come spettatori di un film, finora non hanno fatto assolutamente nulla. Oggi, 3 ottobre, il Parlamento Europeo ha emanato una dura dichiarazione di condanna sulla questione dei diritti umani in Egitto e ha fatto appello ai suoi membri che hanno accordi di cooperazione economica e militare con l’Egitto di collegare quest’ultimi ai diritti umani e al loro miglioramento. È un eccellente appello. Tuttavia i governi stranieri e i paesi dell’UE danno ai loro interessi economici e militari la priorità su ogni altra cosa. Noi speriamo che questi paesi facciano un passo avanti, anche se coloro che capiscono la situazione sono pienamente consapevoli che questi stessi paesi non faranno nulla contro il regime, dal momento che il presidente al-Sisi continua a dire che lui li ha salvati dall’immigrazione illegale e che combatte il terrorismo.
Non c’è spazio per le libertà civili in Egitto, ognunx è minacciato e ognunx è soggetto a sparizioni forzate e a subire sentenze per accuse del tutto sconsiderate. Il governo egiziano non si interessa e non si cura delle violazioni commesse. Su questo si basa il nostro ruolo all’estero per sostenere la resistenza e chi resiste all’interno. Qualcunx può pensare che noi siam rimastx in silenzio, o abbiam chiesto i nostri diritti con un po’ di compiacimento, o sollecitato la simpatia dei paesi per farli intervenire in modo da calmare la situazione. D’altro canto però noi vediamo che il governo non smette di trovare delle ragioni per abusare. Loro sono totalmente fuori controllo e non si piegano in alcuna maniera alle richieste internazionali. Le istanze del mondo Occidentale sono inutili, semplicemente perché i loro interessi vengono prima di tutto. Questi paesi non cambieranno le loro scalette a meno di non ricevere delle pressioni massicce dai loro popoli. Ma i popoli non si muoveranno e non faranno pressione se non quando la stampa darà spazio alla nostra causa.
Per questo motivo, noi crediamo che protestare sia la scelta migliore. Protestare di fronte le ambasciate egiziane in differenti paesi. Alla presenza della più larga copertura mediatica. Noi crediamo che questa sia la maniera più efficace e speriamo che i risultati miglioreranno la situazione.
Ripetiamo l’appello a protestare di fronte alle ambasciate della Repubblica Araba d’Egitto il 18 ottobre 2017. Chiediamo a ogni gruppo, comunità o individui che partecipano all’appello di contattarci per preparare questo evento. Il nostro scopo è di denunciare queste violazioni e di fare pressione sul governo egiziano nonché diffondere la notizia della repressione sulla comunità LGBT sui media locali e internazionali.
Contattateci su solidaritywithegyptlgbt@riseup.net
#ThisIsEgypt
Solidarietà con LGBTQ d’Egitto
Nessun odio Egitto
Ancora duri attacchi del regime contro la comunità LGBTQ
Il 23 settembre durante il concerto della band libanese Mashrou’ Leila è stata sventolata da alcune persone la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ.
A seguito di questa azione molte persone sono state arrestate e sono ora in stato di detenzione in attesa delle investigazioni da parte dei servizi di sicurezza.
La band è stata accusata di appartenere al movimento 6 Aprile – uno dei gruppi che hanno attivamente partecipato alla rivoluzione del 2011 – e di incitare atti osceni e di sostenere organizzazioni omosessuali in Egitto. Per questo motivo, inoltre, alla band è stato vietato di tenere concerti in Egitto.
In risposta a quanto avvenuto il gruppo Mashrou’ Leila ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Negli ultimi 10 giorni, dopo aver chiesto il parere di diversx attivitx egizianx e organizzazioni non governative, abbiamo deciso di rimanere in silenzio per paura che un nostro comunicato potesse alimentare la repressione e la brutalità nei confronti della comunità LGBTQ e le persone già arrestate.
Ma è abbastanza chiaro che dalle ultime 48 ore gli apparati dello stato stiano portando avanti delle atroci violazioni sulla comunità stessa.
Questa nuova ondata repressiva è da contestualizzare alla soffocante atmosfera fatta di abusi e paura attuata nei confronti di ogni egizianx quotidianamente e che va ben al di là dell’orientamento sessuale delle singole persone.
La stampa egiziana e lo stato in questi giorni hanno duramente attaccato questo atto (ovvero sventolare la bandiera LGBTQ), alimentando l’odio della società egiziana nei confronti della comunità LGBTQ, e usando nelle varie campagne mediatiche parole offensive per definire chi ha un orientamento sessuale diverso.
In questi giorni lo stato egiziano sottopone le persone arrestate a perquisizione anale per risalire al loro orientamento sessuale. Si tratta di un atto di tortura. Non possiamo più rimanere in silenzio, il silenzio è complicità.
Chiediamo la solidarietà internazionale per fare pressione sul regime egiziano, per portare solidarietà e appoggio alla comunità egiziana durante questo terribile momento, per liberare le persone private della propria libertà”.
Finora sono state arrestate 35 persone tra attivistx, ragazzx molto giovani e persone “presumibilmente” appartenenti alla comunità LGBTQ, di cui alcunx hanno già ricevuto una condanna a 6 anni di carcere.
In questi giorni con la scusa della bandiera, la polizia continua le retate nelle case e arresta persone anche solo per aver manifestato la propria solidarietà con la comunità LGBTQ, tenendole in detenzione amministrativa in attesa di processo.