Parma, il detenuto Assarag mostra i lividi in aula: “Malmenato in carcere a Torino”


La moglie di Assarag, Emanuela Darcangeli, continua ad essere vicina al marito nelle sue battaglie che hanno ricevuto una risonanza a livellonazionale, portando anche a interrogazioni parlamentari. Si è detta provata dall’udienza, ma contenta per la decisione del giudice di identificare le voci delle persone che potrebbero aver picchiato Assarag. L’avvocato Pisa ha spiegato che il detenuto si trova in un reparto non protetto, quindi non adatto a chi ha condanne per reati sessuali, e che vorrebbe essere trasferito in un altro penitenziario oppure almeno in un’altra sezione protetta.

LA VERSIONE DEL SAPPE. Il Sappe, sindacato della polizia penitenziaria, in merito ai fatti dello scorso 8 marzo ha diramato una nota che dà questa versione: “Alta tensione nel carcere di Torino, con due poliziotti penitenziari aggrediti l’8 marzo scorso dal detenuto straniero salito agli onori delle cronache perché a suo dire, durante la permanenza in cella in vari carceri del Paese, ha tenuto con sé un registratore memorizzando frasi riferite a persone non accertate e non identificate ma, sempre a dir suo e del legale, appartenenti all’Amministrazione penitenziaria. Questo evento critico di Torino è l’ennesimo finalizzato a destabilizzare l’ordine e la sicurezza in un carcere, che vede per protagonista sempre questo detenuto, che evidentemente crede di poter fare quel che vuole nei penitenziari del nostro Paese, ‘forte’ delle sue denunce che però sono state archiviate dai giudici”.

Vicente Santilli, segretario regionale Sappe per il Piemonte, ha aggiunto: “Il detenuto, ubicato presso il Padiglione “a” della Quinta sezione detentiva della Casa circondariale di Torino, sta scontando una pena a 9 anni e 4 mesi per violenza sessuale, con fine pena 5 settembre 2017. Martedì sera 8 marzo, verso le 20, ha aggredito proditoriamente e senza alcuna ragione i due Agenti di Polizia Penitenziaria in servizio nel citato Padiglione: questo perché pretendeva di uscire, si lamentava di tutto, non vorrebbe stare in carcere e durante alcune operazioni di rito ha aggredito con calci e pugni gli Agenti preposti nella sezione, poi accompagnati presso il nosocomio “Maria Vittoria” di Torino per le cure del caso. A loro va la solidarietà e la vicinanza del Sappe, ma è inaccettabile che sempre questo detenuto si renda responsabile di atti di violenza contro i poliziotti penitenziari, a Torino ed in ogni altro carcere è ristretto”. (maria chiara perri)

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