Torino, al processo no Tav 47 condanne e 6 assoluzioni

no_tav_nuova_7Esplora il significato del termine: Quarantasette condanne e sei assoluzioni, con pene fino a quattro anni e sei mesi di reclusione, per un totale di oltre 140 anni di carcere. E’ la sentenza del maxiprocesso No Tav pronunciata dal giudice Quinto Bosio nella maxi aula bunker del carcere delle Vallette di Torino. Violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento erano i reati contestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos di Torino. Ad ascoltare la lettura erano presenti quasi tutti i 53 imputati accusati di aver preso parte agli scontri avvenuti nell’estate del 2011 in Val di Susa, tra Giaglione e Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere del tunnel della Maddalena, opera preliminare alla costruzione dell’alta velocità.
La tensione dentro l’aula e fuori

Proteste dopo la sentenza
Quando la corte ha terminato di pronunciare l’elenco delle condanne, è salita la tensione in aula. Alcuni imputati hanno iniziato a leggere un “proclama”, in cui si contesta “lo sfruttamento e la devastazione ambientale compiuta nel nome del Tav”. «Ci sentiamo uniti nella continuità della lotta», hanno dichiarato in coro vari imputati rivolti alla Corte «che aveste voluto seppellire, ma non ci siete riusciti, come sempre la vostra condanna conferma la giustezza della nostra lotta e la volontà di proseguirla». «Resistenza ora e per sempre No Tav» è stato il grido finale, seguito da slogan scanditi anche dal pubblico presente: «Giù le mani dalla Val Susa» e ancora «Tutti liberi». «La lotta di classe vi scalzerà, infami», ha urlato un imputato rivolto ai magistrati che stavano lasciando la maxi aula, sorvegliati dai carabinieri. «Questo è un processo politico» ha aggiunto un secondo indagato «si condannano le persone per quello che sono, non per quello che hanno fatto». E intanto la difesa annuncia ricorso. «Si tratta di una sentenza pesantissima», ha sostenuto l’avvocato Gianluca Vitale. All’uscita dell’aula bunker un centinaio di manifestanti hanno srotolato uno striscione con la scritta «No Tav» e hanno bloccato la strada che porta alla tangenziale di Torino, all’altezza di corso Regina Margherita.La strada è stata poi liberata. Ma in serata nuovo scontri. Un gruppo di No Tav è riuscito ad occupare per alcuni minuti, la Torino Bardonecchia, altezza Bussoleno, entrando nella galleria Prapontin. Si è trattato di un’azione durata pochi minuti. Le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanzi anche usado lacrimogeni. La tensione resta comunque altissima: carabinieri e polizia sono presenti in forze. La statale 24 è ancora bloccata. Fermati 3 No Tav: tra cui un valligiano molto noto nel movimento.
Cosa aveva chiesto la procura
La procura di Torino nelle scorse settimane aveva chiesto 53 condanne per un totale di oltre 190 anni di carcere. Le pene chieste dai sostituti procuratori Emanuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino erano comprese tra i sei mesi e i sei anni di carcere. «Non ci occupiamo qui della legittimità o dell’opportunità della Torino-Lione, ma dei disordini intorno al cantiere», aveva affermato il pm Pedrotta, che aveva sostenuto come i partecipanti agli scontri cercassero «sono solo un pretesto per sfogare la rabbia contro il sistema, la Valle di Susa vale come qualsiasi altra cosa».
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Torino, al processo no Tav 47 condanne e 6 assoluzioni
Quarantasette condanne e sei assoluzioni, con pene fino a quattro anni e sei mesi di reclusione, per un totale di oltre 140 anni di carcere. E’ la sentenza del maxiprocesso No Tav pronunciata dal giudice Quinto Bosio nella maxi aula bunker del carcere delle Vallette di Torino. Violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento erano i reati contestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos di Torino. Ad ascoltare la lettura erano presenti quasi tutti i 53 imputati accusati di aver preso parte agli scontri avvenuti nell’estate del 2011 in Val di Susa, tra Giaglione e Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere del tunnel della Maddalena, opera preliminare alla costruzione dell’alta velocità.
La tensione dentro l’aula e fuori
Proteste dopo la sentenza
Quando la corte ha terminato di pronunciare l’elenco delle condanne, è salita la tensione in aula. Alcuni imputati hanno iniziato a leggere un “proclama”, in cui si contesta “lo sfruttamento e la devastazione ambientale compiuta nel nome del Tav”. «Ci sentiamo uniti nella continuità della lotta», hanno dichiarato in coro vari imputati rivolti alla Corte «che aveste voluto seppellire, ma non ci siete riusciti, come sempre la vostra condanna conferma la giustezza della nostra lotta e la volontà di proseguirla». «Resistenza ora e per sempre No Tav» è stato il grido finale, seguito da slogan scanditi anche dal pubblico presente: «Giù le mani dalla Val Susa» e ancora «Tutti liberi». «La lotta di classe vi scalzerà, infami», ha urlato un imputato rivolto ai magistrati che stavano lasciando la maxi aula, sorvegliati dai carabinieri. «Questo è un processo politico» ha aggiunto un secondo indagato «si condannano le persone per quello che sono, non per quello che hanno fatto». E intanto la difesa annuncia ricorso. «Si tratta di una sentenza pesantissima», ha sostenuto l’avvocato Gianluca Vitale. All’uscita dell’aula bunker un centinaio di manifestanti hanno srotolato uno striscione con la scritta «No Tav» e hanno bloccato la strada che porta alla tangenziale di Torino, all’altezza di corso Regina Margherita.La strada è stata poi liberata. Ma in serata nuovo scontri. Un gruppo di No Tav è riuscito ad occupare per alcuni minuti, la Torino Bardonecchia, altezza Bussoleno, entrando nella galleria Prapontin. Si è trattato di un’azione durata pochi minuti. Le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanzi anche usado lacrimogeni. La tensione resta comunque altissima: carabinieri e polizia sono presenti in forze. La statale 24 è ancora bloccata. Fermati 3 No Tav: tra cui un valligiano molto noto nel movimento.
Cosa aveva chiesto la procura
La procura di Torino nelle scorse settimane aveva chiesto 53 condanne per un totale di oltre 190 anni di carcere. Le pene chieste dai sostituti procuratori Emanuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino erano comprese tra i sei mesi e i sei anni di carcere. «Non ci occupiamo qui della legittimità o dell’opportunità della Torino-Lione, ma dei disordini intorno al cantiere», aveva affermato il pm Pedrotta, che aveva sostenuto come i partecipanti agli scontri cercassero «sono solo un pretesto per sfogare la rabbia contro il sistema, la Valle di Susa vale come qualsiasi altra cosa».
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