PADOVA. «Pochi agenti al Due Palazzi e troppi detenuti, la nostra è una lotta impari». Il provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Enrico Sbriglia e il direttore della Casa di reclusione Salvatore Pirruccio, smorzano i toni dopo gli echi dello scontro avvenuto il 22 gennaio scorso alle 17.50 nel quarto blocco, anche se dicono che le guardie sono sempre meno e detenuti il doppio di quelli previsti. «Nessuna rivolta di massa di detenuti, solo quattro facinorosi alticci che dopo aver bevuto grappa prodotta in cella hanno aggredito gli agenti. Nessuna lotta religiosa all’origine del gesto, purtroppo ordinario nella routine carceraria».
«Dei quattro uno si era ferito da solo, facendo credere agli altri che era colpa degli agenti» ha chiarito Sbriglia «poi con una lametta da barba in bocca voleva sfregiare un agente, riuscendo solo a strappargli la divisa. Tutti sono già stati trasferiti per paura di ritorsioni da parte magari di altri detenuti dello stesso braccio in attesa di benefici. C’è stata confusione e un paio di vetri sono stati rotti. Nessuna motivazione nel gesto è stata rinconducibile a Isis o Jihad. In merito alla produzione della grappa, cosa possiamo fare, non diamo più la frutta ai detenuti? Non diamo più le pentole con cui, qualche volta, si cucinino quello che vogliono? L’eccellenza del carcere Due Palazzi è nota in termini di progetti di formazione per i detenuti e non solo». È stata, ovviamente aperta un’indagine interna e i quattro sono stati denunciati.
In cella si produce grappa artigianale. C’è chi si ubriaca
La si potrebbe chiamare grappa a chilometro, anzi a “cella zero”. Per chi in carcere non ci hai messo piede è bene spiegare come i detenuti si producono una sorta di grappa
I numeri «Nella casa di reclusione oggi ci sono 758 detenuti, a fronte dei 358 previsti, dei quali 617 europei, 108 africani, 13 asiatici e 20 americani» aggiunge Pirruccio «su 431 operatori previsti ce ne sono in servizio 326, ai quali dobbiamo togliere la cinquantina che si occupano delle traduzioni, restiamo mediamente in carcere con 278 agenti. Le stanze sarebbero singole, invece mediamente sono in due se non in tre. Dalle 8 alle 20 le celle sono aperte e loro possono circolare liberamente all’interno del loro piano.
Per il Sappe è stata rivolta «I detenuti avevano addirittura cercato di sfondare un cordone di agenti per aprire un cancello e coinvolgere nella protesta anche i detenuti degli altri blocchi. Aggressioni e rivolte sono aumentate negli ultimi tempi». Giovanni Vona, rappresentante Veneto del Sappe, ha replicato alla direzione del carcere sulla ricostruzione fatta degli incidenti. «Non è il caso di sminuire tutto» aggiunge. «Dall’inchiesta giudiziaria di luglio abbiamo perso il 20% degli agenti»
Il capo del Dipartimento «L’episodio accaduto al Due Palazzi non ha mai messo a rischio la sicurezza dell’istituto e non vi alcun collegamento tra tali episodi e i detenuti di matrice islamica» assicura il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, «nell’immediatezza dell’evento l’episodio è stato chiarito, i detenuti coinvolti appartengono al circuito media sicurezza e sono prevalentemente di nazionalità rumena e italiana. I fatti trovano origine dall’assunzione di bevande alcoliche ricavate dalla macerazione della frutta che ha generato uno stato di agitazione psico-fisica».
Le attività lavorative La Casa di reclusione padovana è da sempre pioniera in merito a progetti pilota sul lavoro in cella. Centoventi detenuti sono occupati nel consorzio Officina Giotto con laboratori di pasticceria, call center per il servizio Cup di Padova e Venezia, costruzione di biciclette e assemblaggio di valigeria; altri 120 sono occupati con l’associazione Granello di senape al centro di documentazione; altri 150 ai corsi scolastici e altrettanti in attività teatrali.