Da Atac e Comune di Roma un brutto regalo di natale per i figli dei carcerati di Roma, a Rebibbia: la navetta per uscire dal carcere verrà eliminata. I figli dei reclusi sono pochi a Roma, ma devono stare con i loro genitori nella struttura di reclusione. Per aiutarli in una vita difficile anche per loro era stata istituita la navetta Atac che una volta a settimana li portava a trascorrere alcune ore fuori dalle mura grigie della casa di detenzione di Rebibbia. Ora l’Atac, per via dei tagli al servizio, la eliminerà dal primo gennaio: per questo il Garante per i detenuti Angiolo Marroni ha scritto una lettera al sindaco Ignazio Marino pregandolo di evitare il taglio di un piccolo ma significativo servizio finora rivolto ai bambini più deboli.
LETTERA AL SINDACO MARINO – “Ripristinare il servizio navetta di Atac che, settimanalmente, garantiva le uscite ai bambini che si trovano nel nido del carcere di Rebibbia Femminile”. Marroni ha scritto anche agli assessori ai Servizi Sociali e ai Trasporti Francesca Danese e Guido Improta e al presidente di Atac Roberto Grappelli.
SERVIZIO ATTIVO DA 20 ANNI – Il servizio navetta assicurato dall’assessorato ai servizi sociali del Comune di Roma per il tramite dell’Associazione di volontariato “A Roma Insieme: Leda Colombini”, che da oltre 20 anni si occupate di questi minori consentiva ogni sabato ai bambini da 0 a 3 anni ospitati nel Nido della Casa circondariale Femminile di Rebibbia di passare qualche ora lontano dalle celle.
TAGLIO DEI FONDI AL SOCIALE – «Sebbene siano tutti d’accordo che i bambini in carcere non debbano proprio entrare – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – la realtà, nella nostra regione, è quella di una media di 15 minori di età compresa tra 0 e 3 anni costretti a passare i primi mesi della vita fra celle e sbarre con un unico momento di distrazione settimanale che, purtroppo, sta per cessare per il taglio dei fondi destinati al servizio sociale. Io non so quante centinaia di euro Atac risparmierà con l’abolizione della navetta. Quel che mi chiedo è, se in nome della spending review, la Capitale d’Italia possa sacrificare i diritti dei bambini di Rebibbia, privandoli anche di questo esile filo che li lega al mondo esterno».