Un report-denuncia dei medici in servizio nel nuovo carcere di Uta

500_registrazione-dispositivi-medici-ministero“L’apertura del carcere di Uta è stata solo una parata mediatica che aveva solo il fine di qualche premio di produzione per qualche dirigente del Dap. La realtà è tutta un’altra. Nel carcere costato 95 milioni è il caos totale.

A scendere sul piede di guerra ora sono i medici praticamente reclusi nelle celle. Con una situazione paradossale gli operatori sanitari si sono ritrovati nella condizione di detenuti. Per entrare e uscire devono chiedere l’ausilio di personale penitenziario che gli apra la porta. Reclusi nel posto di lavoro. Il report che hanno stilato è riservato ma nelle prossime ore potrebbe essere reso pubblico”.

Lo afferma il deputato sardo di Unidos Mauro Pili, che ha ricevuto un report riservato redatto dai medici che stanno operando nel Nuovo villaggio penitenziario di Uta (Ca). Dopo appena 4 giorni di vita del nuovo carcere alle porte di Cagliari, dove sono stati trasferiti domenica scorsa i 334 detenuti del Buoncammino di Cagliari, scoppia dunque la protesta dei medici per le condizioni in cui devono lavorare nel nuovo carcere.

“La denuncia dei medici è circostanziata: tutte le camere – dice Pili, comprese quelle dei medici hanno le porte blindate con chiusure di sicurezza, come quelle dei reclusi, quindi non possono essere aperte o chiuse senza l’intervento dell’agente in servizio. Le stanze individuate, una per i due medici e una per gli infermieri, non hanno bagno nemmeno nelle vicinanze.

Nell’area sanitaria non ci sono linee telefoniche della Asl, e siccome non viene permesso l’uso di computer, telefonini, tablet, i medici sono completamente isolati per 12 ore”. Secondo il deputato “la mancanza di telefoni o cercapersone fa sì che in caso d’urgenza il personale sanitario o penitenziario debba chiamare a caso nei vari piani, infermerie, bracci, prima di trovare il medico col rischio anche di venir accusati di omissione di soccorso.

Al personale sanitario viene richiesto di portare i propri effetti personali in buste o borse trasparenti. “Tali restrizioni – spiega Pili – vengono giustificate con fantomatici motivi di sicurezza, argomento usato per mettere a tacere qualsiasi protesta o legittima pretesa. Nel report dei medici è scritto anche che il trasferimento ad Uta è stato un evento mediatico accuratamente organizzato dall’Amministrazione Penitenziaria, al quale, però, è corrisposto il caos totale del servizio Sanitario che non sarebbe stato in grado di gestire nemmeno un evento di criticità lieve”.

“Le infermerie non erano attrezzate, non c’era neanche il lettino per le visite; i carrelli della terapia non erano stati preparati e lo hanno fatto gli infermieri durante il trasferimento. A tutt’oggi la situazione non è cambiata: il medico di turno ieri note – conclude il report dei medici – ha passato la notte su una sedia. Il ministro della Giustizia ha parlato di un nuovo corso. Se questa è l’alba – ha concluso Pili – siamo già al tramonto”.

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