Londra nega l’estradizione di un latitante di mafia: “Carceri italiane inadeguate”

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La Westminster Magistrates’ Court di Londra ha deciso oggi di non procedere all’estradizione in Italia di Domenico Rancadore, accusato di mafia e arrestato lo scorso agosto nella capitale britannica dalla polizia inglese su indicazione di quella italiana dopo 20 anni di latitanza. Domenico Rancadore non sarà estradato in Italia perché il sistema carcerario in Italia non offre le adeguate garanzie per il trattamento dei detenuti.


La sua legale, Karen Todner, ha dichiarato che l’immagine del suo assistito è stata ‘distorta’ dai media. “Rancadore ha preso liberamente una decisione, 20 anni fa, di lasciare la mafia e tutto quanto è ad essa collegato“, ha aggiunto l’avvocato.  Molto diversa la sua descrizione che emerge dalla giustizia italiana. Esponente di spicco di Cosa nostra, soprannominato “il professore”, è un pluripregiudicato palermitano, destinatario di un ordine di carcerazione dovendo scontare 7 anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione ed altri gravi delitti. Era ricercato dal 1994 e per la sua caratura criminale era inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno.

DOVRA’ INDOSSARE IL BRACCIALETTO ELETTRONICO
Rancadore è stato rilasciato dietro cauzione (20mila sterline), in attesa che venga predisposto un appello. Dovrà vivere nella sua casa londinese di Uxbridge, comunicare con la vicina stazione di polizia ogni giorno e indossare il braccialetto elettronico. “Il professore” vince così una battaglia legale con la giustizia italiana. Il magistrato che ha deciso per la non estradizione, Howard Riddle, aveva già fatto una bozza di sentenza che andava in senso opposto e avviava il latitante Rancadore verso il ritorno in Italia. Ma ha poi cambiato idea, basandosi su un caso precedente che riguarda il tribunale di Firenze e Hayle Abdi Badre, un cittadino somalo a cui non è stata concessa l’estradizione in Italia per il rischio di subire trattamenti inumani e degradanti nel sistema carcerario nazionale. Nella sentenza di oggi hanno giocato un ruolo cruciale le precarie condizioni di salute del 65enne Rancadore, affetto da angina, e di recente ricoverato in ospedale.

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