A processo perchè sorpresi a dormire tutti insieme durante il turno notturno di lavoro. Grattacapi giudiziari per la Polizia penitenziaria di Verziano. Quattro agenti, un sovrintendente e tre assistenti capo ieri sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di abbandono del posto di lavoro, una violazione della legge 121 del primo aprile 1981 per cui rischiano 4 anni di carcere. Con in più le aggravanti di aver interrotto il servizio e commesso il reato in compagnia. Il dibattimento inizierà il 7 aprile 2016.
La vicenda è venuta alla luce in primavera quando sul tavolo della Procura è arrivata una relazione di un commissario ministeriale di Polizia penitenziaria. Una denuncia inviata in copia anche al provveditorato di settore, nella quale veniva posta in luce una situazione di irregolarità collettiva registrata a Verziano la notte del 14 maggio nel corso di una ispezione a sorpresa. A innescare il controllo, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato un detenuto insonne, stufo di non potersi addormentare per i sibili di un russamento che provenivano dall’esterno della sua cella.
Infastidito per il rumore, l’uomo avrebbe chiesto lumi e nella casa di reclusione è scattato un blitz alle quattro del mattino. Risultato: stando a quanto constatato dal commissario, le addette alla sorveglianza del reparto femminile erano vigili e regolarmente operative mentre il personale del settore maschile pareva colto da una misteriosa narcolessia di gruppo. L’addetto alla portineria e il collega del primo e del secondo piano dormivano sdraiati su un giaciglio di fortuna allestito su una scrivania, è la denuncia.
Un terzo poliziotto pare invece si fosse ritirato in una stanza esterna alla sezione da sorvegliare e un quarto addirittura che fosse tornato a casa propria.
Per il pm Ambrogio Cassiani le guardie hanno abbandonato il posto di lavoro e il servizio «violando le più elementari disposizioni generali inerenti al delicato incarico di sorveglianza dei detenuti e della struttura carceraria, di fatto interrompendo il servizio di sorveglianza stesso». Ma la difesa, che sospetta «una ricostruzione dei fatti partigiana e approssimativa, volta forse a operare una pulizia interna», attacca: «Queste sono persone con alle spalle 30 anni di onorata carriera, gente che lavora con turni massacranti da fonderia, non sono loro le mele marce — stigmatizza l’avvocato Luca Zuppelli —. Se qualcosa non è andato come doveva bastava una sanzione amministrativa». Pieno sostegno ai poliziotti da parte dei sindacati: «Non esistono prove per le accuse — lamenta il coordinatore regionale per la Polizia penitenziaria della Fp-Cgil, Calogero Lo Presti —. Figuriamoci se qualcuno è tornato a casa a dormire. Metto la mano sul fuoco per la professionalità degli agenti. Sono tutti stravolti per una contestazione così pesante». Solidarietà piena pure dal Sinappe: «La magistratura farà chiarezza, ma noi rinnoviamo la fiducia ai colleghi, di cui abbiamo grande stima», fa eco il coordinatore nazionale Antonio Fellone.