Al carcere di Bicocca: un detenuto si suicida, un agente scrive sul registro dei movimenti “pace, uno di meno”. Due suoi colleghi cercano di cancellare la scritta.
Erano stati accusati di un riprovevole episodio di “falso” e, per questo, erano finiti davanti al gup. Un ufficiale e un agente della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Bicocca, Giuliano Cardamone e Massimiliano Cavaliere, il 15 dicembre del 2008 avevano “coperto” l’opera di un loro collega, Giuseppe Bellino, che in occasione del suicidio di un detenuto, nella casella del registro dei movimenti detenuti relativo al suicida, aveva scritto in corrispondenza del nome: “Pace, uno di meno”.
Cardamone e Cavaliere avevano poi cancellato la dicitura con il “bianchetto”, apponendo un tratto di penna per ricostituire la riga del registro ed avevano poi fotocopiato l’atto, ottenendo delle copie nelle quali non doveva essere rilevabile l’alterazione. In realtà, le correzioni grossolane erano evidenti ed entrambi sono stati indagati per i reati di alterazione di atto pubblico e falso.
Stessi reati contestati al collega che aveva materialmente scritto la frase sul registro. Quest’ultimo, ha chiesto ed ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato. Per gli altri due il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio. Bellino è stato assolto, Cardamone (difeso dall’avvocato Dario Fina) e Cavaliere (difeso dall’avvocato Licinio La Terra) non sono mai arrivati al dibattimento in quanto il gup Alessandro Ricciardolo, li ha prosciolti entrambi “perché il fatto non sussiste”.
Per il giudice, infatti, pur essendo la loro condotta “inopportuna ed eventualmente rilevante in sede disciplinare, non è munita di tale offensività da avere rilievo penale”. Secondo il gup il caso rientra nelle ipotesi di “falso innocuo” (sentenza della Cassazione 29 settembre 2010) perché l’alterazione sarebbe del tutto irrilevante ai fini del significato dell’atto, non comportando effetti sulla funzione documentale dell’atto stesso.
La Sicilia, 25 marzo 2012