Liberalizzazioni: arrivano le carceri private

Goldman Sachs, Mario Monti e le carceri private

Da “Bello come una prigione che brucia” trasmissione di Radio Blackout

Stiamo vivendo una nuova trasformazione della società capitalista: l’esplicita sovrapposizione/sostituzione dello Stato con entità economiche-finanziarie private. Tralasciamo il fatto che nonostante alcune sue pretese di autonomia e liberismo, il capitalismo abbia potuto proliferare esclusivamente grazie alla sua simbiosi con le autorità politiche sovrane.

Nonostante Goldman Sachs sia tra i principali responsabili dell’attuale crisi finanziaria e dell’occultamento del debito pubblico greco, a gestire e coordinare quelle che vengono propagandate come “operazioni di rianimazione” dell’Italia troviamo:

Mario Monti – Presidente del Consiglio eletto dalla “Soluzione alla Crisi”, consulente internazionale di Goldman Sachs fino al 2011, nonché membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, consulente internazionale di Coca Cola Company e insignito di molti altri galloni dello Stato Maggiore del Capitalismo.

Goldman Sachs detiene 29.425.000 bond (obbligazioni finanziarie) di Geo Group, essendone il principale azionista.
Goldman Sachs è (insieme ad American Express) tra i principali azionisti di Correction Corporation of America (CCA).

CCA e Geo Group sono le principali compagnie di carcerazione privata al mondo.

In Italia il governo dei tecno-banchieri ha inaugurato il 20 gennaio 2012 l’ingresso dei privati nella costruzione e gestione delle carceri, esclusa la sorveglianza che, per ora, resta compito dei secondini pubblici. Lo strumento applicato per l’attuazione di questo progetto è il Project Financing, lo stesso che da dicembre invita le banche e i fondi di investimento privati a costruire e gestire tratte autostradali, linee metropolitane, alta velocità ferroviaria e altre infrastrutture.

Il teorema alla base del business delle carceri private è molto semplice: più persone vengono trasformate in “criminali” e quindi detenute, più i gestori delle strutture generano profitto. Si chiama Complesso Industriale Carcerario. La sua espressione più avanzata, molto in voga nelle carceri di CCA e Geo Group, prevede che i detenuti lavorino a prezzi concorrenziali con l’apparato produttivo dei “paesi in via di sviluppo”, generando manodopera schiavizzata.

Se la giustizia penale serve nella maggior parte dei casi a trasformare questioni di disagio sociale ed economico in problemi di “criminalità”, il sistema bancario con il suo ingresso nella gestione dell’apparato detentivo, è riuscito, anche in Italia, a recuperare (in termini di profitto) quell’umanità che ha contribuito a stritolare e che, talvolta, gli si è rivolta contro

——————————————————————————————————————————————————
Dal Sole 24 ore 22 gennaio 2012

Il decreto su liberalizzazioni e infrastrutture approvato venerdì dal Consiglio dei ministri consegna il piano di emergenza per realizzare in fretta nuove carceri e decongestionare così quelle esistenti nelle mani della finanza di progetto. È infatti con l’apporto “in via prioritaria”

dei capitali privati che si prevede la realizzazione delle nuove strutture penitenziarie.

Anzi, si può dire che per le carceri nasca una particolare forma di concessione di costruzione e gestione un po’ diversa dalle altre. Per la durata, ad esempio, che qui è di massimo venti anni, contro gli ordinari quaranta. E per il promotore: nel finanziamento si chiede un grosso sforzo alle fondazioni bancarie che devono rilevare almeno il 20% del capitale delle società di progetto. Particolare questo che attende però una conferma definitiva. Il canone corriposto al concessionario deve comprendere i costi di costruzione e quelli di gestione e dei servizi, esclusa la parte relativa alla sicurezza e alla custodia dei detenuti. Ammessa anche la residua possibilità di società di progetto con capitale tutto in mano all’economia.

 Decreto “Liberalizzazioni”

 Art. 44 – Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie

 1. Al fine di realizzare gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all’eccessivo affollamento delle carceri, si ricorre in via prioritaria, previa analisi di convenienza economica e verifica di assenza di effetti negativi sulla finanza pubblica con riferimento alla copertura finanziaria del corrispettivo di cui al comma 2. alle procedure in materia di finanza di progetto, previste dall’articolo 153 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni. Con decreto del Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dell’economia e delle finanze, sono disciplinati condizioni, modalità e limiti di attuazione di quanto previsto dal periodo precedente, in coerenza con le specificità anche ordinamentali, del settore carcerario.

2. Al fine di assicurare il perseguimento dell’equilibrio economico-finanziario dell’investimento, al concessionario è riconosciuta a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell’infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia, determinata in misura non modificabile al momento dell’affidamento della concessione, e da corrispondersi successivamente alla messa in esercizio dell’infrastruttura realizzata ai sensi del comma 1. È a esclusivo rischio del concessionario l’alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell’opera. La concessione ha durata non superiore a venti anni.

3. Il concessionario nella propria offerta deve prevedere che le fondazioni di origine bancaria contribuiscano alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento.


Comments are disabled.