“Il carcere monzese si è allagato a causa delle piogge ripetute dei giorni passati!”. Così titolano i giornali che si ricordano dell’esistenza di San Quirico soltanto quando si allaga e non quando al suo interno muore un detenuto.
Forse è più grave la pioggia che la morte di una persona considerata inutile e in esubero nella società in cui ci troviamo a vivere dove sicurezza è solamente un altro sinonimo di repressione.
Ma sarà davvero colpa della pioggia? Possibile che un carcere presentato come tipico modello di eccellenza brianzola, in un comunicato ai limiti dell’esilarante del Comune di Monza, che entrava in netto contrasto con lo stesso emesso dal PDL brianzolo pochi giorni prima. (http://www.mbnews.it/politica/98-politica/20980-il-carcere-di-monza-secondo-il-centro-destra-dalle-stelle-alle-stalle-in-tre-giorni.html) possa essere messo in ginocchio da un evento atmosferico, comune e frequente in questa stagione?.
Sono anni che i detenuti denunciano le condizioni precarie in cui versa il carcere, condizioni evidenziate anche nei comunicati emessi dal Sappe (sindacato della polizia penitenziaria), che mettevano in guardia sulle carenze strutturali della casa circondariale di San Quirico.
Ma si è dovuto aspettare che le infiltrazioni rendessero inagibile e pericolosa la sezione A.S., (dove l’acqua è arrivata fin dentro le plafoniere delle luci), osservazione e tutta la zona dei colloqui ,che saltasse l’impianto di riscaldamento, creando così una nuova emergenza unita alla situazione disumana di un sovraffollamento cronico, per capire che forse erano più di semplici allarmismi.
A quanto pare verranno trasferiti 400 detenuti per consentire le millantate ristrutturazioni. Resta da capire quando e soprattutto dove verranno tradotti gli sfollati.
Sicuramente andranno ad aumentare il numero di detenuti un qualche carcere lombardo già sovraffollato.
Soldi per il carcere non ce ne sono. Continuamente invocato come unico regolatore dei conflitti e delle tensioni sociali è ormai trasformato in una discarica sociale, dove un numero sempre più alto di detenuti sceglie il suicidio come via di fuga (finora sono 58 i suicidi del 2011) e in cui sempre più spesso si muore per “cause da accertare”.
Se a questo aggiungiamo anche un calo della qualità ma soprattutto della quantità del sopravvitto, abbiamo una situazione esplosiva continuamente ignorata da media e politica.
Ovviamente una reazione del genere da parte del potere non ci crea stupore poiché conosciamo bene la sua realtà e sappiamo benissimo che soltanto con la lotta si ha una possibilità reale di portare avanti le proprie richieste, lontano da loschi politicanti sempre in cerca di qualcosa che porti acqua al proprio mulino.
Ecco perché è necessario, in questo momento di emergenza creare un canale realmente efficiente di comunicazione con chi questa situazione la vive.
Chiediamo quindi a chiunque sia a conoscenza della reale situazione esistente in questi giorni all’interno del carcere, di informarci immediatamente in merito.
Scriveteci a:
Corda Tesa Via Casati 31, 20043 Arcore (MB)
oppure a
Sembrerebbe che la corrispondenza a noi indirizzata, venga sottoposta a censura preventiva, a dimostrazione del timore della direzione che delle notizie troppo scomode riescano finalmente ad uscire dal muro di omertà esistente sul carcere e della paura che provano quando qualcuno, che non sia la solita associazione politica o religiosa, comincia ad agire per dare sostegno ai detenuti e per porre una critica radicale al carcere e al sistema che di esso si nutre..
Non facciamoci scoraggiare e cerchiamo di unire ancora il dentro con il fuori, fornendo una valida sponda al conflitto latente dietro le mura.
Corda Tesa Novembre 2011