Basta illusioni, basta chiedere, vogliamo libertà!

Il senato si è riunito in via straordinaria il 21/9 per discutere in merito all’emergenza carceri. Purtroppo la straordinarietà dell’assemblea (convocata non su richiesta del presidente o dei capigruppo ma dalla raccolta di 144 firme parlamenti promossa dai radicali) rischia di venir offuscata dall’apertura del governo in merito alla questione e dal semplicistico modo di affrontarla del parlamento ridotto a tre schieramenti : chi non ha interessi sul carcere, chi lo teme per paura di finirci e chi vorrebbe mettervi dentro quest’ultimi.

Unica voce accorata e sincera ad invocare l’amnistia sembrerebbe essere quella dei radicali, eppure, a guardar meglio, essi non fanno altro che cavalcare una delle poche fratture sociali ancora politicizzabili per un chiaro scopo elettorale,

Proprio perchè attento da anni alla situazione carceraria, “nonno Pannella” può solo fingere di ignorare quale sia la vera portata di tale provvedimento di “clemenza” che certamente non verrebbe ad assumere la forma di uno svuota-carceri. Pochi sono i reati che vi rientrerebbero come poche sono le possibilità che come sempre si presenterebbero ai beneficiari del provvedimento una volta fuori.

Se a poco tempo dall’ultima misura emergenziale (indulto 2006) le carceri tornano sistematicamente a riempirsi non è per un fatto di criminali in continuo aumento, né perché la razza umana si divide tra buoni e cattivi, ma è perché lo stato incarcera troppo, troppo spesso e per sempre più futili motivi!!!

E’ la lunga lista dei comportamenti considerati devianti a essere semplicemente assurda e mantenendola intatta ci ritroveremmo in capo a un paio d’anni a dover dar retta a certe statistiche-spazzatura che hanno visto nell’indulto un fallimento. Questo fa parte di un disegno preciso che consiste nella ristrutturazione e nel mantenimento dello status quo mediante il carcere e la repressione che diventano l’unica fonte di risposta al disagio sociale montante, anche per l’abbattersi sui ceti medio-bassi della crisi economica.

Nelle carceri italiane questa estate non è stata molto diversa da altre degli anni passati.

Ci sono state molte lotte in tutte le carceri d’Italia, soprattutto negli istituti giudiziari delle grandi

città. In modo più o meno organizzato, i detenuti hanno strutturato orari di battitura, scioperi del

carrello, scioperi della fame, inizialmente totali, per poi continuare per circa due settimane con

scioperi selezionati (sono stati comprati solo i beni del monopolio).

Alcune carceri hanno concluso le rivolte con un esposto, firmato dai detenuti e indirizzato al

ministero, per motivare le proteste, per denunciare le condizioni disumane, ma

soprattutto per ribadire l’assenza degli educatori, delle equipe mediche e assistenziali (che

dovrebbero poi fare le sintesi riguardanti il comportamento dei detenuti, per fargli ottenere gli sconti e le riduzioni di pena o la liberazione anticipata previsti per la buona condotta).

Questi sono i “servizi” che lo stato e i suoi apparati polimorfi inseriscono nelle carceri, per illuderci che dentro come fuori, lo stato stesso e i suoi “servitori” possono farci vivere bene, oppure

possono occuparsi del “reinserimento” nella società.

Questi esposti arrivano al DAP e al ministero e quali sono le loro risposte?

– reintroduzione della pena per oltraggio a pubblico ufficiale;

– aggravante delle pene per le persone recidive;

– ridefinizione in modo arbitrario dei limiti della “modica quantità” per la detenzione e la coltivazione di sostanze stupefacenti;

– prolungamento da sei mesi a a 18 mesi del tempo di permanenza nei CIE (Centri di identificazione ed espulsione) per i “reati di clandestinità”;

– inasprimento del sistema repressivo con la negazione di ogni socialità ancora possibile

– intensificazione della censura;

– aumento ed estensione del regime del 14 bis, per colpire con l’isolamento per sei mesi,

rinnovabili, tutti coloro che non accettano questo sistema;

– aumento del numero dei “suicidi”, dei morti per le botte e i pestaggi delle guardie,

ovviamente sempre difese dallo stato e dai suoi dispositivi, come è accaduto solo due settimane fa

nel carcere di Opera;

– aumento dei prezzi dei beni primari all’interno delle carceri, obbligando a comprare persino le

lampadine, i medicinali o i prodotti per l’igiene, costringendo in questo modo il detenuto a gravare sui familiari o sui compagni di cella (per i meno fortunati)

Invece di allentare hanno rafforzato il sistema repressivo. In questo stato di cose è palese che

AMNISTIARE NON E’ LA SOLUZIONE MA LA DILAZIONE DEL PROBLEMA!!!

Ponendo come centro del discorso l’amnistia si sta perdendo di vista che il vero obiettivo da raggiungere è l’abbattimento del sistema repressivo Italia che, spalleggiato da media servili, sfrutta i fatti di cronaca per distrarre e spaventare le masse, facendole vivere in un costante stato di crisi polimorfa su cui poggia la democrazia globale, di cui il tema della sicurezza è uno dei punti fondamentali, persuadendole dunque dell’ineluttabilità di un sempre maggior numero di pene, controlli e controllori

Attraverso forme come l’amnistia e l’indulto cercano di fermare la lotta dividendoci con premialità che seppur piccole, sono purtroppo efficaci.

Noi siamo perciò contro la differenziazione e la premialità; siamo per rafforzare la solidarietà all’interno e con l’esterno, per consolidare la lotta contro il sistema carcere, per porre sì l’amnistia, ma generalizzata, valida per tutte le persone in galera, quindi applicabile a tutti i reati.

Cosa si può fare concretamente, per accumulare la forza e l’intelligenza necessarie a questi scopi?

Cominciamo ad unire interno ed esterno, a parlare tra detenuti, con i famigliari e

tra i famigliari e con chi fuori sceglie di lottare contro questo sistema.

Cominciamo a organizzare gli scioperi, non solo quelli del carrello e della spesa, che sono certo

importanti, e iniziamo a pensare che si può scioperare, in modo collettivo e continuativo, tutta la

struttura carceraria: sciopero della spesa, sciopero del carrello, sciopero delle attività tutte, cucina, pulizie, lavoro, aria, ma soprattutto sciopero degli accreditamenti valuta. Se decidete di non fare la spesa non servono soldi sul conto, togliamo linfa a quest’apparato succhia sangue!!

Lottiamo insieme, dentro e fuori, contemporaneamente facendo spendere allo stato più soldi possibili per mantenere questo sistema.

Smettiamo di chiedere, iniziamo a prenderci ciò che è nostro, partiamo dalla nostra forza e dalla nostra intelligenza, senza aspettare concessioni che ci paralizzano, ci dividono, ci atrofizzano le menti e ci danno l’illusione di una libertà che in questo sistema va conquistata e che deve essere per tutti.

CordaTesa

 

 


Comments are disabled.